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Intelligenza artificiale supera il test di Turing 'per la prima volta nella storia' Dopo 64 anni dalla sua invenzione, un computer è riuscito a superare il test di Turing, portando un terzo dei giudici a pensare che il proprio interlocutore fosse un essere umano in carne ed ossa, nella fattispecie un tredicenne con la passione per gli hamburger e per le caramelle, e con il padre ginecologo. Eugene Goostman era in realtà un personaggio fittizio, un software sviluppato appositamente dal russo Vladimir Veselov e dall'ucraino Eugene Demchenko per ingannare eventuali "interlocutori", con l'obiettivo di sembrare il più possibile un essere umano. Creato nel 1950, il test di Turing è un sistema nato per determinare se una macchina sia effettivamente in grado di pensare, ovvero riunire diverse idee ed esprimerle in maniera intelligente. Il test si basa su tre soggetti: una "macchina" e un esponente umano che devono essere identificati da un terzo individuo, anch'esso umano. Goostman ha superato il test durante la competizione Turing Test 2014 avvenuta lo scorso sabato a Londra, e sono stati proprio gli stessi organizzatori della University of Reading ad annunciare l'esclusività dell'avvenimento. "Alcuni affermeranno che il test era già stato superato in passato", ha precisato Kevin Warwick in un comunicato. "Ma questa volta sono stati utilizzati più test di comparazione che in passato, i risultati sono stati certificati da enti indipendenti e, soprattutto, le conversazioni non avevano restrizioni". Lo scorso sabato, Goostman è riuscito ad ingannare il 33% dei giudici, una cifra leggermente superiore al 30% necessario per poter considerare il test superato. Lo stesso programma era quasi riuscito nell'intento nel 2012, riuscendo ad ingannare il 29% dei giudici in un'altra competizione. Nonostante il traguardo maturato, tuttavia, siamo ancora lontani dal poter dire che esista un software in grado di pareggiare le capacità di pensiero di un essere umano. Il test di Turing, infatti, non vaglia l'attendibilità delle risposte, ma esclusivamente il grado di "umanità". L'essersi proposto come un tredicenne, ancora poco esperto su alcune tematiche, ha di certo aiutato Goostman a superare la prova, avvenuta esclusivamente sotto forma di chat testuale. Lo stesso Veselov, uno degli sviluppatori della piattaforma, ha osservato: "La nostra idea principale era realizzare un programma in grado di rispondere ad alcune domande, ma che non conoscesse tutte le risposte anche a causa della sua età". Fonte: businessmagazine AGGIORNAMENTO Goostman è un chatbot. Il test di Turing non è stato superato Eugene Goostman è un software diventato estremamente popolare nel giro di pochi giorni per aver superato il test di Turing. La notizia è stata riportata sul web da decine di testate, fra cui la nostra, per poi venire confutata in maniera abbastanza perentoria. Il dibattito perdura ormai da giorni, anche se la risposta sembra ormai palese: Goostman non ha superato il test di Turing, e vi presentiamo i motivi. Ad annunciare l'importante risultato era stato Kevin Warwick all'interno di questo comunicato altisonante: "Un passo storico nell'intelligenza artificiale è stato compiuto all'interno di un evento organizzato dalla University of Reading", recita il documento, che al suo interno presenta una serie di inesattezze che hanno portato parecchi giornalisti a cadere nell'errore, generando una cospicua reazione a catena. Lo stesso Warwick è un personaggio abbastanza singolare nel mondo tecnologico, noto per aver divulgato una serie di "bufale" negli ultimi 15 anni: nel 2000 affermava di essere diventato il primo cyborg al mondo dopo essersi impiantato un chip nel braccio, mentre nel 2010 diffondeva la notizia secondo la quale un essere umano aveva ricevuto un virus informatico. Warwick è stato anche "premiato" nel tempo con un sito dedicato, in cui venivano descritte tutte le sue "prodezze" nel mondo tecnologico. "Alcuni affermeranno che il test era già stato superato in passato", aveva scritto Warwick nel comunicato. "Ma questa volta sono stati utilizzati più test di comparazione che in passato, i risultati sono stati certificati da enti indipendenti e, soprattutto, le conversazioni non avevano restrizioni". L'affermazione cozza, tuttavia, con quanto avevamo specificato lo scorso lunedì, che riportiamo di seguito. "L'essersi proposto come un tredicenne, ancora poco esperto su alcune tematiche, ha di certo aiutato Goostman a superare la prova, avvenuta esclusivamente sotto forma di chat testuale", il che potrebbe essere considerata una prima restrizione: avendo tredici anni, il bot aveva il diritto a non poter rispondere ad alcune domande, vista la sua "tenera" età. Goostman veniva, inoltre, presentato come "un supercomputer" quando in realtà era un semplice chatbot, sullo stile di Cleverbot. In passato, quest'ultimo aveva "superato" il test di Turing convincendo il 59% dei giudici, un risultato sensibilmente superiore al 33% realizzato da Goostman. Warwick ha convinto le varie testate, inoltre, manipolando le regole dello stesso test, che sono parecchio meno esplicite di quanto non si sia voluto far credere. Non è vero, ad esempio, che si può considerare superato convincendo il 30% dei giudici, cifra probabilmente gestita in maniera sagace sulla base delle parole scritte in Computing Machinery and Intelligence dallo stesso Alan Turing 60 anni fa. "Credo che entro cinquant'anni sarà posssibile sviluppare computer in grado di avere risultati nel gioco dell'imitazione tali per cui l'interrogatore medio non avrà più del 70% delle possibilità di identificare correttamente l'interlocutore dopo cinque minuti di conversazione", è l'estratto che potrebbe far pensare erroneamente che il 30% sia un requisito voluto da Turing per considerare il test superato. Come è semplice intuire, in questo caso si tratta semplicemente di una previsione che in qualche modo Warwick ha confermato. Del resto una versione (forse più vecchia) di Eugene Goostman è disponibile sul web a questo indirizzo e risulta incredibile, dopo una breve analisi, poter pensare anche solo per un istante che "dall'altra parte" ci sia un essere umano in carne ed ossa. Goostman soffre di tutte le problematiche dei tipici chatbot, con molte risposte "mancate" a cui anche un tredicenne (come veniva presentato) potrebbe rispondere in maniera sicuramente più efficace e personale. Ci scusiamo, pertanto, per aver creduto ingenuamente al comunicato di Warwick e aver riportato la notizia senza aver approfondito maggiormente la questione, "fidandoci" della stampa estera. Il test di Turing è un "benchmark" ormai leggendario e, come scrivevamo lunedì, possiamo confermare che "siamo ancora lontani dal poter dire che esista un software in grado di pareggiare le capacità di pensiero di un essere umano", e sicuramente Goostman non è che l'ennesima conferma. Fonte: businessmagazine Edited by keysersoze86 - 12/6/2014, 09:28 |