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view post Posted: 2/12/2015, 11:54     +3Adobe volta le spalle a Flash e consiglia di usare HTML5 - TECH NEWS

Adobe volta le spalle a Flash e consiglia di usare HTML5


I nuovi standard del web come l'HTML5 diventano ogni giorno più maturi, tanto che Adobe suggerisce di usarli al posto di Flash.


Adobe consiglia di usare i nuovi standard come l'HTML5 piuttosto che Flash per creare contenuti per il web. Il caldo suggerimento, per alcuni inaspettato ma per chi segue il mercato nemmeno troppo, giunge insieme alla scelta dell'azienda di rinominare la piattaforma Adobe Flash Professional CC in Adobe Animate CC.

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Animate CC sarà lo strumento di punta di Adobe per lo sviluppo di contenuti animati per il web in HTML5, anche se continuerà a supportare la creazione di contenuti in Flash. Adobe Animate CC sarà disponibile all'inizio del 2016, insieme a un player per i video HTML5 dedicato ai browser desktop, che farà da integrazione al supporto di Adobe all'HTML5 in ambito mobile.

"Oggi gli standard aperti come HTML5 sono maturati e forniscono molte delle capacità che Flash ha introdotto", spiega l'azienda. "Standard come l'HTML5 saranno la piattaforma web del futuro su tutti i dispositivi, mentre Flash continua a essere usato in categorie importanti come i video premium e il gaming sul web, dove i nuovi standard non hanno ancora raggiunto la piena maturità".


Per questo Adobe sta lavorando con altre aziende, come Microsoft e Google, per garantire la sicurezza e la compatibilità dei contenuti in Flash. "Oggi annunciamo che stiamo lavorando insieme a Facebook per garantire che il funzionamento dei giochi Flash sul social network continui in modo affidabile e sicuro. Come parte di questa cooperazione Facebook riporterà informazioni di sicurezza che consentiranno ad Adobe a migliorare Flash Player".

Insomma, non si può dire che "Flash è morto", ma se anche Adobe caldeggia il passaggio all'HTML5 è chiaro che il vecchio e caro Flash ha sempre di più i giorni contati.

fonte: tomshw
view post Posted: 2/12/2015, 11:48     +4WhatsApp blocca i link di Telegram: è l'inizio della guerra? - SMARTPHONE NEWS

WhatsApp blocca i link di Telegram: è l'inizio della guerra?


È guerra? O si tratta soltanto di un disguido tecnico? Non lo sappiamo con sicurezza, ciò che è certo è che da alcune ore su Android i link di Telegram non funzionano più su WhatsApp


Tutte le guerre iniziano con una dichiarazione: è quanto sta succedendo anche tra WhatsApp e Telegram? Non possiamo saperlo con sicurezza, ma ciò che è certo è che, per qualche motivo, tecnico o di scelta volontaria, i link di Telegram su WhatsApp sono bloccati e risultano inutilizzabili quando postati: in pratica l'app recentemente acquistata da Facebook gestisce gli URL che puntano ai domini del rivale come se fossero spam.

I due programmi sono tra gli instant messaging più popolari, soprattutto su Android, ma fino ad oggi non si erano mai pestati i piedi a vicenda entrando in diretta competizione, il fenomeno dunque è del tutto inaspettato e arrivato come un fulmine a ciel sereno.

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Il fenomeno è stato rilevato inizialmente da alcuni utenti di Redditt, ma a divulgarlo al vasto pubblico è stato Pavel Durov, CEO di Telegram, tramite il proprio account Twitter, ma per il momento Facebook non ha rilasciato alcun commento ufficiale all'accaduto. I vertici di Telegram comunque sembrano abbastanza innervositi dalla cosa, tanto da aver commentato abbastanza sarcasticamente tramite un proprio portavoce: "Di solito, dopo la sollevazione dei media, Facebook fa marcia indietro e incolpa il proprio sistema di filtri intelligenti, ci aspettiamo che succeda anche questa volta".

I filtri sembrano essere stati implementati con un aggiornamento non notificato alla versione 2.12.367 per dispositivi Android, che però non ha ancora raggiunto tutti gli utenti, mentre nel momento in cui scriviamo gli stessi filtri non risultano ancora attivi per le versioni iOS e Windows dell'app. Per conoscere la verità dunque non resta che attendere ulteriori sviluppi.

fonte: tomshw
view post Posted: 2/12/2015, 11:41     +3Yahoo, il Wsj: "Il Cda valuta la vendita totale o solo di Alibaba" - TECH NEWS

Yahoo, il Wsj: "Il Cda valuta la vendita totale o solo di Alibaba"


Decine di manager in fuga. La Mayer valuta se vendere le attività core


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Una delle società pionere di internet potrebbe di fatto scomparire dal mercato: si tratta di Yahoo!, lo storico primo grande motore di ricerca sul web fondato nel 1994, da anni in gravi difficoltà e recentemente con decine di manager in fuga. Secondo il Wall Street Journal il Consiglio di Amministrazione della società guidata dall'ex dirigente Google, Marissa Mayer (incinta di due gemelli la cui nascita è imminente) e che dal 2012 ha tentato, invano, di rilanciare la società, sta valutando le opportunità di vendita delle sue attività 'core', ossia quelle come Yahoo Mail e News legate ad internet (valutate secondo analisti citati dalla Bibbia di Wall Street 3,9 miliardi di dollari).

In alternativa o insieme a questa opzione, si sta valtando di cedere la quota del 15% di azioni (da oltre 30 miliardi di dollari ci controvalore) del colosso di vendite online cinese Alibaba, ormai l'unico fiore all'occhiello rimasto alla società di Sunnyvale. Basti pensare che al momento Yahoo ha una controvalore di capitalizzazione di 31 miliardi di dollari. (nel 2008 Microsoft voleva acquisatre Yahoo! Per 44,6 miliardi di dollari ma dimostrando scarso senza della realtà, il co-fondatore Jerry Yang.

Il problema è che Yahoo non ha ricevuto alcuna assicurazione dal fisco Usa (Irs) che la cessione delle azioni di Alibaba non sarà sottoposta alla normale tassazione. Da oggi e fino a venerdi i vertici della società terranno riunioni fiume per decidere come procedere. Gli unici colpi riusciti a Mayer sono state alcune acquisizioni lungimiranti, come quella dei servizi web Thumblr e Flickr, ma già considerati maturi.

fonte: repubblica
view post Posted: 1/12/2015, 13:19     +3Un tribunale in Svezia si rifiuta di bloccare l'accesso a The Pirate Bay - TECH NEWS

Un tribunale in Svezia si rifiuta di bloccare l'accesso a The Pirate Bay


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Nonostante le pressioni esercitate dalla major, in Svezia un tribunale si è rifiutato d'imporre ai provider d'impedire l'accesso a The Pirate Bay. Dopo mesi di dibattito, la decisione segna un'importante vittoria per i sostenitori dei diritti degli Internet Service Provider, da altre parti ritenuti delle specie di sceriffi.
Il caso, di cui parla il giornale locale TheLocal.se, era stato aperto da Universal Music, Sony Music, Warner Music, Nordisk Film e Swedish Film Industry, per tentare d'imporre al provider Bredbandsbolaget di bloccare il servizio, come del resto già fatto in altre nazioni europee. La Corte Distrettuale ha però stabilito che Bredbandsbolaget non può essere ritenuto responsabile delle violazioni di copyright effettuate dai suoi clienti, e che oltre all'impossibilità d'impedire a priori l'accesso a The Pirate Bay non ci sono le condizioni perché all'ISP sia comminata una multa.

Il gruppo di major dovrà inoltre pagare le spese legali, per un totale di oltre 160.000 dollari. Molto probabilmente la questione non si fermerà qui: sappiamo benissimo che quando le major sono sul piede di guerra le provano davvero tutte, compreso un prevedibile appello in un grado di giudizio superiore.

fonte: downloadblog
view post Posted: 29/11/2015, 13:02     +3Pirateria, invasione di contenuti a 4K grazie a Netflix e Amazon - TECH NEWS

Pirateria, invasione di contenuti a 4K grazie a Netflix e Amazon


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Il formato 4K si sta iniziando a diffondere lentamente ormai da qualche mese, ma non sono ancora molte le fonti che permettono di usufruire di contenuti a questa qualità (4096 x 2160 pixel). Nella maggioranza dei casi bisogna affidarsi ai servizi di streaming come Netflix o Amazon, passando per YouTube e il più recente Ultraflix.

Ora anche i canali pirata che permettono di scaricare contenuti saranno invasi da film e serie tv a 4K. Il motivo è presto detto: grazie ai nuovi dispositivi che permettono la visione di contenuti a 4K, i pirati sono riusciti a trovare il modo di rippare questi contenuti da servizi come Amazon e Netflix, a quanto pare in modo piuttosto semplice al punto da lasciar immaginare un’invasione di contenuti a 4K nelle prossime settimane.

É il solito TorrentFreak a suggerire che è stata trovata una scappatoia nelle protezioni adottate da questi grandi servizi. Lo dimostrano le decine di contenuti in True 4K già disponibili sui più famosi portali di file torrent. Certo, ammesso che si abbia a disposizione un televisore in grado di supportare il 4K, bisogna armarsi di un’ottima connessione internet: un episodio di una qualsiasi serie Tv, generalmente del peso di 1 o 2 GB, nella sua versione a 4K peserà intorno ai 14 GB.

fonte: downloadblog
view post Posted: 19/11/2015, 09:19     +2Rojadirecta, tribunale di Milano dà ragione a Mediaset: su Fastweb oscurato il sito pirata per le pa - TECH NEWS

Rojadirecta, tribunale di Milano dà ragione a Mediaset: su Fastweb oscurato il sito pirata per le partite di calcio


Il portale del calcio in streaming non potrà riaprire con questo nome indipendentemente dal paese in cui viene registrato il dominio


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Addio ai sogni di streaming pirata. Niente campionato e Champions League né tennis o basket Nba. Almeno su Rojadirecta, uno dei più famosi siti che trasmettono – pardon, trasmettevano – partite di calcio e incontri di tennis. Lo ha deciso la sezione specializzata Impresa del Tribunale di Milano su richiesta di Mediaset, che definisce la sentenza di “particolare rilevanza giurisprudenziale in tema di lotta alla pirateria”. Il giudice infatti questa volta non si è limitato ad agire sul singolo sito ma “ha ordinato a un importante fornitore italiano di connessione internet di inibire a tutti i propri clienti l’accesso al dominio it.rojadirecta.eu”.

L’azienda di telecomunicazione – Fastweb, apprende ilfattoquotidiano.it – non dovrà oscurare solo il dominio .eu ma tutti i siti con nome ‘rojadirecta’ “indipendentemente – scrive Mediaset in una nota stampa – dal paese in cui sono registrati”. Finora i fornitori di connessione internet, solitamente, si sono adeguati alle decisioni della giustizia, ma la sentenza odierna li chiama a vigilare direttamente sul fiorire di nuove derivazioni del noto sito di streaming, inibirlo ai propri clienti e a rispettare le decisioni che riguardano piattaforme già dichiarate pirata. Il Tribunale ha inoltre fissato una penale di 30mila euro per ogni giorno di ritardo nell’attuazione del provvedimento che, spiega Mediaset, “darà un impulso determinante ai fornitori di connettività nell’inasprire tutte le iniziative idonee a contrastare la pirateria sui contenuti a tutela di tutte le imprese editoriali italiane”. La decisione è stata immediatamente recepita da Fastweb che già alle 19 di mercoledì ha reso irraggiungibile it.rojadirecta.eu.

Mediaset compie così un altro passo in avanti nella lotta alla pirateria dopo aver ottenuto uno stop diretto al gestore del portale dal Tribunale di Roma quattro anni fa e nel corso del 2013 due ordini di sequestro dello stesso sito da parte della Procura della Repubblica di Milano, che in un caso aveva definito Rojadirecta, che aggrega segnali messi in rete da altri, “un vero e proprio portale per l’abusiva diffusione di eventi sportivi in violazione degli altrui diritti di privativa”. Due disposizioni aggirate grazie alla creazione di nuovi domini che hanno permesso al noto sito spagnolo di continuare la trasmissione in streaming violando il copyright.

Quello tra Mediaset e Rojadirecta è il terzo round nel corso del 2015 dell’annosa battaglia combattuta dal Biscione e da Sky per tutelare i propri diritti. A gennaio su richiesta della piattaforma di Rupert Murdoch, la Guardia di Finanza ha concluso la più importante operazione svolta in Italia contro la pirateria oscurando 124 siti che “posizionati su server all’estero, riportavano veri e propri palinsesti organizzati per facilitare la scelta del programma preferito”.Poche settimane fa, invece, su segnalazione di Mediaset, l’Agcom ha chiuso aliez.tv, portalzuca.com e calcion.com, tre portali che trasmettevano illegalmente partite di Serie A.

fonte: ilfattoquotidiano
view post Posted: 13/11/2015, 11:29     +3La Guardia di Finanza pizzica 13 aziende con software pirata - TECH NEWS

La Guardia di Finanza pizzica 13 aziende con software pirata


L'operazione "UNDERLI©ENSING" della Guardia di Finanza ha portato all'individuazione di 13 aziende che usavano illecitamente 144 prodotti software.


La Guardia di Finanza con l'operazione "UNDERLI©ENSING" ha individuato in 9 province italiane 13 aziende dei settori design, moda, costruzioni e architettura con software pirata. In collaborazione con BSA sono state effettuate 22 ispezioni, il 60% ha fatto emergere 144 prodotti software illecitamente utilizzati. I militari del Nucleo Speciale Tutela Proprietà Intellettuale della Guardia di Finanza, di conseguenza, hanno sequestrato 44 PC presso uffici e strutture situate a Torino, Milano, Bergamo, Bologna, Udine, Roma, Pesaro, Firenze e Bari.

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"Tra i programmi maggiormente 'piratati' sono risultati quelli prodotti dalle software house Adobe, Autodesk, Microsoft, Ashampo, Robert McNeel & Associates", puntualizza la nota della GdF.

Da rilevare che 10 responsabili aziendali hanno appreso a proprie spese che la pirateria è un reato che comporta anche severe sanzioni pecuniarie. Oltre alla valenza penale la Legge n. 633 del 1941 prevede "una contestazione di natura amministrativa pari al doppio del valore di mercato del software illecito". Nei confronti delle 13 imprese sono state irrogate sanzioni per oltre 280.000 euro.

"Quanto rilevato dalla Guardia di Finanza durante queste attività ispettive fa emergere nuovamente il tema della legalità che, come è ormai evidente, ha un forte impatto sull'economia del Paese e sulla competitività delle nostre aziende", ha dichiarato Paolo Valcher, presidente di BSA Italia.

"Siamo grati alla Guardia di Finanza per il suo impegno nel difendere il rispetto della legge e con essa il corretto confronto competitivo fra imprese, oggi minato da un utilizzo di prodotti e soluzioni non originali. Rinnoviamo il nostro pieno appoggio alle prossime campagne che il Nucleo vorrà condurre sul territorio italiano volti a favorire la diffusione di una cultura della legalità nel nostro Paese".

fonte: tomshw
view post Posted: 9/11/2015, 19:29     +4USB Killer su Indiegogo, la chiavetta che frigge i PC cerca finanziamenti - TECH NEWS

USB Killer su Indiegogo, la chiavetta che frigge i PC cerca finanziamenti


Un team composto da tre informatici russi ha presentato una campagna su Indiegogo per finanziare USB Killer, la chiavetta per friggere i PC.


Vi ricordate di USB Killer, la chiavetta che frigge i PC? Tre russi hanno deciso di renderla un progetto commerciale, con tanto di campagna su Indiegogo per raggiungere 10.000 dollari di finanziamento. Per farsi arrivare il dispositivo - non prima di gennaio - bisogna donare 99 dollari.

USB Killer fa quello che dice il nome: basta collegarla a una porta USB del computer per renderla inutilizzabile. Scherzi terribili ad amici e colleghi a parte, perché chicchessia dovrebbe acquistare una simile soluzione? Semplice, per tenere al sicuro i propri dati.

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"Stiamo vivendo in tempi in cui il furto di dati è diventato in qualche modo normale. Per evitarlo, io e i miei creativi colleghi, abbiamo deciso affrontare di petto il modo più semplice per rubare dati - quello tramite le porte USB del nostro computer. L'utile abitudine di bruciare le porte ci ha risparmiato un mucchio di preoccupazioni a noi e ai nostri amici, anch'essi profondamente preoccupati per la sicurezza informatica", scrivono i creatori della pagina su Indiegogo.



USB Killer si presenta quindi come l'ultima linea di difesa contro gli accessi non autorizzati attraverso porte USB ai computer. "USB Killer deve essere usata solo per le emergenze perché disattiva permanentemente le porte USB in cui è inserita. Il danno può essere riparato solo modificando alcuni dei componenti del PC", scrivono i creatori aggiungendo che "a volte, USB Killer può causare danni alla scheda madre".

Se il progetto rispecchia quanto già visto, ci troviamo di fronte a un prodotto capace di scaricare nella porta USB ben 220 volt negativi. Se la campagna andrà oltre le aspettative, raggiungendo i 40.000 dollari, i creatori assicurano che aggiungeranno altre capacità a questa chiavetta "friggi tutto", come ad esempio la capacità di archiviare dati codificati e di "distruggere i dati salvati se qualcuno tenta di aprire fisicamente il case della chiavetta USB".



Siete maniaci della sicurezza a tal punto da aver bisogno, per ogni evenienza, di una USB Killer? Sostenete il progetto! Se il vostro fine ultimo è invece solo quello di avere un dispositivo per fare scherzi a qualcuno, sappiate che… non è divertente.

fonte: tomshw

Edited by keysersoze86 - 9/11/2015, 20:12
view post Posted: 9/11/2015, 19:20     +2Windows 10 sconsigliato dall'assistenza tecnica di Dell e HP - TECH NEWS

Windows 10 sconsigliato dall'assistenza tecnica di Dell e HP


Una serie di chiamate al servizio clienti di Dell, HP e altri ha fatto emergere una realtà sorprendente. Nonostante siano aziende partner di Microsoft, non esitano a sconsigliare Windows 10 ed eventualmente suggerire di tornare a Windows 8.1 o precedenti.


L'assistenza tecnica di Dell e HP sconsiglia di passare a Windows 10. A scoprirlo sono stati i nostri colleghi di Laptop Magazine, nell'ambito della loro tradizionale inchiesta sul servizio clienti delle grandi aziende hi-tech. Da una parte è relativamente normale che ciò accada, perché in generale si preferisce attendere che un nuovo sistema operativo sia ben collaudato prima di consigliare l'update. Ma dall'altra questa politica stride con quella di Microsoft, il che è paradossale visto che parliamo di società che dovrebbero collaborare tra loro.

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I reporter hanno semplicemente chiamato i vari servizi di assistenza citando questo o quel problema, sempre con una macchina aggiornata a Windows 10. Spesso si sono sentiti dire dal tecnico che "riceviamo moltissime chiamate da utenti Windows 10", a conferma di quanto suggerito da una società specializzata pochi giorni fa. Il tecnico ha anche consigliato di tornare a Windows 8.1 perché "ci sono molti difetti in Windows 10".
È ovviamente vero che un nuovo sistema operativo porta con sé sempre qualche difetto ma "ironicamente", scrive Avram Piltch, "la risposta alla nostra domanda non era nemmeno legata a Windows 10". Per risolvere il problema infatti bisognava agire sul software sviluppato dalla stessa Dell. Un dettaglio che certo non depone a favore del produttore di computer o delle persone a cui affida l'assistenza clienti. Dell, comunque, ha ufficialmente dichiarato di restare "impegnata nei confronti di Windows 10".

Storia simile con HP: una chiamata di 57 minuti per far funzionare un loro software (CoolSense), e alla fine, di fronte all'impossibilità di risolvere diversamente, il tecnico ha suggerito di tornare a Windows 8.1. In questo caso non si è nemmeno riusciti a tornare con successo alla versione precedente, al che il tecnico ha suggerito un pendrive avviabile al costo di 40 dollari.

Mike Nash, Vice Presidente HP per la customer experience, ha dichiarato che, come Dell, l'azienda è pienamente dedita a Windows 10, ma anche che "a conti fatti, il lavoro di queste persone è far funzionare il PC". Se il tecnico ritiene che sia l'aggiornamento a causare il problema, potrebbe consigliare di tornare indietro.

Almeno in parte, poi, questa situazione è dovuta senz'altro a una preparazione inadeguata dei tecnici che rispondono al servizio clienti - e sicuramente in alcuni casi c'è da tenere in conto che il loro lavoro è anche vendere servizi aggiuntivi. Con Lenovo, per esempio, a una richiesta riguardante Cortana (come attivare l'ascolto costante) i nostri colleghi si sono sentiti proporre un servizio premium da 20 dollari al mese. A quanto pare la persona all'altro capo del telefono non aveva la giusta preparazione - e parlava anche un inglese incerto. Buona esperienza invece con la chat web della stessa Lenovo e via Twitter (@lenovosupport), o sulle pagine del sito dell'azienda.

La conclusione del reporter è lapidaria. "Anche se siete ancora su Windows 7 o Windows 8, l'assistenza telefonica dovrebbe essere la vostra ultima risorsa", perché negli ultimi anni "è diventata progressivamente peggiore. La maggior parte delle persone sembra formata malamente, e a molti è proibito rispondere a domande generiche sul software, così possono cercare di vendere servizi premium".

fonte: tomshw
view post Posted: 2/11/2015, 19:29     +2Google Play Store: addio al rollout, gli aggiornamenti saranno immediati - SMARTPHONE NEWS

Google Play Store: addio al rollout, gli aggiornamenti saranno immediati


Google Play Store è sempre in costante evoluzione, nell'attesa che sia reso disponibile il nuovo layout grafico, Google ha fatto sapere che da oggi in poi gli sviluppatori potranno distribuire immediatamente ogni singolo aggiornamento delle proprie app.


Uno dei più grandi difetti e limiti del mondo Android è legato alla distribuzione di nuovi aggiornamenti per le applicazioni. Molto spesso accade che nonostante sia stata distribuita la nuova versione di un'app, l'aggiornamento diventa disponibile per gli utenti solo dopo qualche giorno, a volte settimane.

Questo è l'effetto del metodo di distribuzione "rollout", vale a dire che l'aggiornamento viene caricato sui server e reso disponibile al download, ma viene reso accessibile agli utenti in modo graduale.
Ad esempio l'ultimo aggiornamento di Google Keep che aggiunge la possibilità di fare disegni è stato distribuito qualche giorno fa, tuttavia, molti utenti italiani non riescono ancora ad aggiornare l'applicazione.

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Google ha però ora sistemato la situazione: gli sviluppatori potranno distribuire gli aggiornamenti immediatamente. È questo quanto dichiarato da Google, che ha finalmente trovato il modo di evitare la tanto odiata "distribuzione graduale". Da ora gli sviluppatori, una volta pubblicato un aggiornamento, potranno scegliere se distribuirlo con la modalità rollout, oppure renderlo immediatamente disponibile.

Un rimedio al rollout è anche quello di procurarsi i file .APK da fonti esterne ed installarli sul proprio dispositivo. Questa procedura però risulta piuttosto rischiosa visto che non si tratta di applicazioni controllate. Al contrario, tutto ciò che viene distribuito sul Google Play Store passa attraverso un controllo qualità che impedisce la distribuzione di contenuti malevoli.

Anche se Google ha trovato il rimedio però, non è detto che tutti gli sviluppatori scelgano di usare questa nuova funzione, quindi è molto probabile che la corsa agli .APK non sia ancora terminata.

fonte: tomshw
view post Posted: 22/10/2015, 10:44     +4Mediaset fa pace con YouTube: accordo extra-giudiziale da quanto? - TECH NEWS

Mediaset fa pace con YouTube: accordo extra-giudiziale da quanto?


Mediaset e Google hanno trovato un accordo che mette fine alla causa intentata dal colosso televisivo nel 2008.


YouTube e Mediaset hanno fatto pace. Si chiude con un accordo extra-giudiziale – che non sveleranno mai nei dettagli economici – la causa intentata dalla tv di Cologno Monzese contro il colosso dei video online. Era il 2008 quando Mediaset decise di bussare alla porta di Google per ottenere 800 milioni di euro a scopo risarcimento.

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I 65mila video estratti dalle sue trasmissioni televisive e pubblicate dagli utenti erano considerati una lampante violazione delle norme sul copyright. Nello specifico "illecita diffusione e sfruttamento commerciale di file audio-video di proprietà delle società del gruppo". In fondo Google sul traffico generato aveva tutto da guadagnare.

Oggi si parla di un "un significativo accordo di collaborazione" fra le due aziende. "Si avvia inoltre una strategia congiunta per la protezione dei contenuti in ordine alla massima tutela del copyright dell'editore", si legge nella nota ufficiale. "Google-YouTube e il gruppo Mediaset si danno reciprocamente atto dello spirito positivo con cui si è giunti a una collaborazione proficua e soddisfacente per il futuro delle due società".

Insomma, a breve i contenuti Mediaset potrebbero sbarcare su YouTune, chissà se a pagamento oppure in modalità gratuita.

fonte: tomshw
view post Posted: 17/10/2015, 12:22     +2Cepu, l’istituto per preparare gli esami universitari verso fallimento. Debiti a 122 milioni - TECH NEWS

Cepu, l’istituto per preparare gli esami universitari verso fallimento. Debiti a 122 milioni


Per la creatura di Francesco Polidori il cui ad è già indagato per un'evasione Iva da 451mila euro, la Procura di Roma valuta la bancarotta per distrazione


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Gli esami non finiscono mai, Cepu sì. Il più noto istituto di preparazione agli esami universitari ha chiesto il fallimento. Lo ha fatto la Cesd – proprietaria dell’ente di Città di Castello (Perugia) – dopo che nei giorni scorsi la Procura di Roma aveva dato parere negativo al concordato proposto. Nei prossimi giorni verrà fissata l’udienza.

La creatura fondata da Francesco Polidori si è schiantata su dei conti ormai insostenibili. La società, di cui è proprietaria al 99,9% la Jmd International S.A. con sede in Lussemburgo, si trova da tempo in gravi difficoltà economiche. Come emerge anche dall’Assemblea dei soci del 13 aprile 2015 – che ha approvato il bilancio 2014 – chiusa senza la presenza del revisore dei conti, dimessosi prima della riunione. Lì Polidori, formalmente separato dagli assetti proprietari di Cepu rappresentava però, con delega, proprio la società lussemburghese.

La Cesd ha chiuso il 2014 con un passivo di 59 milioni di euro, a fronte di fatturato di 63 e un capitale di 5,9 milioni, intaccato dalle perdite che hanno trascinato giù il patrimonio netto (capitale più riserve), negativo per 56 milioni. Sui conti pesa un indebitamento di 122 milioni, 38 dei quali verso gli istituti di previdenza, altri 36 nei confronti dell’Erario e 24 verso i fornitori (tra cui decine di collaboratori a partita Iva). Nel verbale di assemblea si legge che l’andamento drammatico dei conti è dovuto alla “mancanza di ricavi relativi al contratto di 15 milioni di euro con il ministero libico e a una strategia commerciale che non ha generato il risultato atteso” oltreché la “crisi finanziaria delle famiglie”. Il fatturato è sceso dai 91 milioni del 2012 ai 63 del 2014, mentre i soli costi esterni sono esplosi: da 37 a 91 milioni. La società aveva perfino un aereo in leasing.

Il fallimento della Cesd viaggia su un binario parallelo con quello della Procura di Roma che sta valutando se aprire un’indagine per bancarotta per distrazione. Intanto nei giorni scorsi il pm Mario Palazzi ha chiesto e ottenuto il sequestro preventivo di alcuni conti riconducibili alla società e all’ad Franco Bernasconi, indagato per una presunta evasione Iva da 451mila euro e mancato versamento all’Erario delle trattenute fiscali delle buste paga per 3,2 milioni: tutto nel 2011. Oltre a Cepu – con le sue 120 sedi, 91 dipendenti fissi e diversi precari – nella galassia Cesd ci sono anche l’Università e-campus (dietro cui c’è la Fondazione omonima, di cui è presidente onorario Polidori), Grandi Scuole, l’Accademia del volo Cepu, la Scuola Radio Elettra, l’Accademia del lusso e altre. La situazione di difficoltà non è nuova.

La Cesd in passato ha acquisito tutte le attività dalla vecchia capostipite Scil srl, controllata dalla Pietro Polidori srl, di Mr Cepu al 99%, finita in liquidazione tra debiti (40 milioni solo nel 2014) e contenziosi.

fonte: ilfattoquotidiano
view post Posted: 17/10/2015, 12:20     +2Yahoo! Mail si rinnova e dice addio alle password - TECH NEWS

Yahoo! Mail si rinnova e dice addio alle password


Tramite Account Key l'utente potrà accedere da una notifica sullo smartphone, e in futuro con mezzi biometrici


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YAHOO! rilancia il suo servizio Mail con un particolare innovativo: non è più necessario utilizzare una password per accedere. Una novità strutturale, che si chiama Yahoo Account Key, e incorpora un processo di autenticazione a doppio passaggio.

Il processo funziona in modo simile ai login dei servizi bancari. Quando si immette il proprio indirizzo email nel browser, Yahoo! invia una notifica allo smartphone da cui l'utente può approvare o rifiutare l'accesso. Niente più campo password quindi. E per chi non ha uno smartphone è possibile fornire un indirizzo mail alternativo a cui ricevere la notifica di approvazione.

Yahoo! insomma pensa al futuro. "Account key in prospettiva funzionerà con i gesti, le impronte e il riconoscimento facciale", dice l'azienda, "e avrà un'estensione Apple Watch". L'idea è muoversi verso un fronte di maggiore sicurezza, in un contesto in cui le password, spesso troppo facili da individuare, sono un bottino goloso per hacker e malintenzionati..

fonte: repubblica
view post Posted: 16/10/2015, 09:31     +4Scarichi film illegalmente? Il provider potrebbe "staccarti" internet - TECH NEWS

Scarichi film illegalmente? Il provider potrebbe "staccarti" internet


È successo in una regione del Nord Italia dove un piccolo gestore ha comunicato ai propri clienti l'intenzione di annullare i contratti se non saranno interrotte le attività pirata online. Dietro a questa mossa, la pressione delle major di Hollywood


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COME reagireste se il vostro Internet provider vi chiedesse di smettere immediatamente di scaricare musica e film pirata, minacciandovi di staccarvi la spina? Dopo un primo momento di panico e stupore, probabilmente vi porreste tante domande. Uno scherzo? Un abuso? Come hanno fatto? Come si permettono? Siamo venuti a conoscenza di una prassi non troppo pubblicizzata che viene adottata da alcuni piccoli provider. Abbiamo avuto conferma dai grandi operatori nazionali che si tratta di una stranezza e che loro non hanno mai fatto nulla di simile.

Per correttezza abbiamo deciso di proteggere le nostre fonti poiché la priorità non è mettere qualcuno alla gogna, bensì far emergere una criticità degna di interesse. Tutto è iniziato con la segnalazione da parte di un lettore. Aveva ricevuto una comunicazione piuttosto informale - via mail e dunque senza valore legale - da parte del suo provider. Una società di modeste dimensioni del Nord Italia. Con la mail si intimava di terminare ogni (presunta) attività pirata online, nello specifico il download di materiale protetto da copyright. Si parla di soprattutto di film e telefilm.

"Ci sono arrivate numerose segnalazioni di utilizzo illecito del suo collegamento da parte di molteplici detentori dei diritti a mezzo diretto o dei loro uffici legali (Viacom, Paramount, Metro Goldwin Mayer e altre case di distribuzione)", si legge nella mail. "Esse contengono precisi dettagli relativi al materiale scaricato, agli orari di download, all'indirizzo IP utilizzato, alla titolarità dei diritti di chi effettua la segnalazione, il tutto con regolari recapiti di contatto, assunzione di responsabilità delle affermazioni contenute e firma digitale con certificato valido e confermato in merito all'autenticità del mittente e contenuto dei messaggi". Il rischio è che i detentori dei diritti avrebbero potuto procedere per via legali - coinvolgendo anche l'azienda "come complice dell'attività" - se ogni azione illegale non fosse cessata. "Gentilmente le chiediamo di darci riscontro entro 48 ore. In caso di mancato o non corretto riscontro ci vedremo costretti a procedere con la disdetta del servizio", così concludeva la mail.

L'avvocato Guido Scorza, specialista nel settore del copyright, ci ha confermato l'anomalia della prassi, a prescindere dal fatto che l'utente avesse o meno scaricato materiale illegale. "Ricorda il caso della FAPAV (Federazione antipirateria audiovisiva, ndr) che nel 2010 tirò in ballo la responsabilità dei provider nei confronti delle segnalazioni da parte dei detentori di copyright", ha detto l'avvocato. "La Federazione avrebbe voluto i nominativi dei clienti per poi procedere per vie legali, ma i provider si opposero". La causa presso il Tribunale di Roma si risolse con la sconfitta della FAPAV anche a seguito di una dura presa di posizione del Garante della Privacy, che sottolineò l'irregolarità dell'investigazione online attuata ai danni degli utenti.

"Lo stesso successe con il caso Peppermint nel 2006, dove sostanzialmente lo studio legale della casa discografica acquisiva i nominativi attraverso il provider e scriveva direttamente minacciando. Siamo sulla quella scia", ricorda Scorza. "Resta il fatto che c'è un trattamento illecito dei dati personali. L'acquisizione dell'indirizzo IP e l'analisi del traffico è tollerata solo in un caso, ovvero quando si voglia far valere un proprio diritto in tribunale".

"Persino nel regolamento Agcom e nella temuta legge Hadopi francese il trattamento dati è svolto da un soggetto pubblico con ausilio di associazione di categoria. Nella vicenda segnalatami invece abbiamo un monitoraggio che traccia il comportamento degli utenti". Da una parte è discutibile l'azione dei detentori di copyright e loro intermediari, dall'altra il provider si mette in una posizione difficile facendosi messaggero di una richiesta che sa di minaccia.

"La condotta del provider è curiosa ma non illecita. Nel caso in cui decida di annullare il contratto dell'utente però si potrebbe profilare un abuso di diritto. Recedere unilateralmente per problemi infrastrutturali è un conto, farlo perché un terzo sostiene che un cliente è responsabile di pirateria è altra cosa. Solo un tribunale può decidere se un utente è un pirata o meno", conclude Scorza.

L'amministratore delegato del piccolo provider di questa vicenda ci ha confermato al telefono di ricevere centinaia di segnalazioni settimanali da parte delle major o studi legali. Lettere circostanziate con tutti i dettagli: file scaricato, orario di avvio e fine download, indirizzo IP, etc. Ovviamente manca il nome dell'utente, ma questo può saperlo solo il provider. La prassi è quella di informare del problema gli abbonati e contemporaneamente consigliare il controllo dei PC - per escludere il rischio di abusi perpetrati da altri.

"Ciò che le è richiesto in questo momento da parte nostra è di accertarsi che il suo collegamento non venga più utilizzato per attività di download illecito e di proteggerlo in caso lei sia sicuro/a di non aver mai scaricato nulla", si legge infatti nella comunicazione recapitata al cliente. Dopodiché nel caso l'attività illegale prosegua, il provider interviene annullando il contratto sfruttando una clausola che comunque non tira in ballo la pirateria. A memoria dell'AD sembrerebbe essere successo in pochi casi negli ultimi anni. Da sottolineare comunque che il provider non ha mai fornito i nominativi ai detentori di copyright.

Non è chiaro quanto sia diffusa questo tipo di prassi fra i piccoli provider. Il dirigente si è limitato a rispondere che alcuni colleghi preferiscono ignorare le comunicazioni delle major. In una conversazione con un consulente legale che collabora con grandi provider nazionali abbiamo avuto conferma dell'anomalia di questa procedura. Normalmente vengono accolte solo comunicazioni ufficiali via PEC o raccomandata dove si possa identificare con sicurezza l'autorevolezza del mittente. In secondo luogo i riferimenti normativi sono il vecchio Decreto Urbani e il nuovo regolamento Antipirateria dell'Agcom. Il Decreto permette ai detentori di copyright di segnalare irregolarità ai provider, ma questi ultimi non hanno nessun obbligo d'azione. Di solito si cautelano informando a loro volta l'autorità giudiziaria e l'Agcom, lasciando a loro l'iniziativa.

Il Garante delle Comunicazioni ha una sua procedura che prevede l'apertura di un'istruttoria per le verifiche del caso, ma normalmente ha a che fare con l'attività pirata di siti o piattaforme web, non singoli utenti. I provider quindi agiscono su indicazioni del Garante o per ordine dei giudici, che possono emettere provvedimenti di oscuramento di specifici domini.

Il consulente legale ci ha assicurato che in base alla sua esperienza sul campo i provider nazionali non hanno mai agito da poliziotti e mai lo faranno, a meno che non intervenga una modifica della legge in materia. Probabilmente i piccoli provider sono più vulnerabili alle presunte minacce degli intermediari che curano gli interessi dei detentori di copyright. È pur vero che mai nessuno è stato coinvolto in cause legali di pirateria per connivenza con l'attività dei propri clienti, ma il timore rimane.

Per quanto riguarda l'attività di "spionaggio" svolta da alcune società specializzate nello scovare i pirati è probabile che le maglie legislative del mondo anglosassone siano più larghe. E spesso gli specialisti hanno sede proprio in queste realtà, che consentono una maggiore libertà d'azione in campo di investigazione digitale privata. In Italia questo non sarebbe possibile.

L'ultimo dettaglio riguarda i contratti dei provider. È possibile che una piccola società possa inserire qualche voce riguardante attività online non tollerate, come appunto il traffico pirata, e che quindi l'annullamento del contratto diventi plausibile. Ma sembra davvero un'eccezione alle pratiche più diffuse. Ad ogni modo non risolve il nodo della violazione della privacy attuata nei confronti del cliente da terzi. Ricevere una comunicazione di questo tipo è sempre spiacevole. A prescindere che l'utente sia responsabile o meno di pirateria bisogna ricordare che la sola mail non è un abuso. L'eventuale rottura del contratto dal provider invece sì.

È evidente che nel caso in cui si sia responsabili di download pirata sarebbe il caso di interrompere ogni attività a scopo cautelativo. E poi magari successivamente cambiare provider. In caso contrario, ovvero totale innocenza, sarebbe corretto affidarsi a un'associazione dei consumatori oppure rivolgersi direttamente ad Agcom oppure Corecom locale. In sintesi. La comunicazione di eventuali violazioni di copyright non è illegale. Il monitoraggio online per scovare eventuali pirati (in Italia) non è tollerato a meno che non sia un'azione guidata dalla magistratura o dagli inquirenti. I privati potrebbero far valere le prove raccolte in autonomia di fronte alla Giustizia, ma il passaggio non è scontato.

Il rischio di violazione della privacy è fortissimo. Dopodiché è discutibile la minaccia dei detentori di copyright nei confronti dei provider e anche quella di quest'ultimi nei confronti dei clienti finali. La sospensione di un servizio Internet, a causa di pirateria, è presumibilmente un abuso di diritto, a meno che nel contratto non sia presente una voce specifica che contempli l'opzione.

fonte: repubblica
view post Posted: 9/10/2015, 18:18     +4Windows 10 abbandonerà presto il pannello di controllo tradizionale - TECH NEWS

Windows 10 abbandonerà presto il pannello di controllo tradizionale


Arrivano nuove conferme sull'abbandono del vecchio pannello di controllo in favore del quadro Impostazioni, ma solo quando quest'ultimo avrà tutte le funzioni al suo posto.


Uno degli elementi più criticati delle ultime versioni del sistema operativo Windows era sicuramente il pannello di controllo. In Windows 8 prima e soprattutto in 10 poi ,Microsoft ha però introdotto un nuovo pannello, Opzioni, completamente riorganizzato e "ridisegnato" per essere più semplice e facile da utilizzare sia su dispositivi touch che con mouse e tastiera.

Questo nuovo pannello ha guadagnato molti comandi nel passaggio da Windows 8 a 10 ma non è ancora completo e soprattutto non è autonomo, perché capita ancora a volte che alcuni comandi non facciano altro che lanciare un pannello esterno che rimanda ai vecchi comandi delle versioni precedenti.

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Per questo motivo non può ancora subentrare completamente al precedente Pannello di Controllo, tuttavia le voci riguardo a un suo utilizzo esclusivo circolano periodicamente ed oggi sono arrivate anche le prime conferme ufficiali.

Stando infatti alle dichiarazioni di Gabe Aul e Brandon LeBlanc, il Senior Program Manager, molto presto il nuovo pannello sostituirà in tutto e per tutto quello di controllo tradizionale.

Stando a quanto dichiarato, quando tutte le impostazioni saranno raccolte nel nuovo pannello e saranno interamente personalizzabili da esso, allora l'azienda eliminerà il vecchio coi futuri aggiornamenti di Windows 10.

Non sembra però al momento esserci una timeline precisa per questa operazione di transizione o almeno i due dirigenti Microsoft in questione non hanno indicato alcuna finestra temporale specifica. Il passaggio definitovo avverrà comunque in uno dei prossimi aggiornamenti di Windows 10, ma probabilmente non prima del prossimo anno.

fonte: tomshw
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