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view post Posted: 15/11/2023, 23:11 by: keysersoze86     +1AMD, la vulnerabilità CacheWarp colpisce i processori per server - TECH NEWS

AMD, la vulnerabilità CacheWarp colpisce i processori per server



AMD, e ricercatori dell'Università di Graz, hanno identificato una vulnerabilità nei processori AMD denominata CacheWarp o CVE-2023-20592 (tramite ComputerBase).

Questo exploit sfrutta una caratteristica di sicurezza presente nei processori server EPYC, concepita per renderli resistenti agli attacchi. Coinvolge i processori EPYC di prima, seconda e terza generazione (Naples, Rome e Milan), ma AMD, al momento, ha rilasciato solo un aggiornamento per i chip Milan di terza generazione.

La Secure Encrypted Virtualization (SEV) è una funzionalità esclusiva dei processori EPYC che crittografa la memoria di ogni macchina virtuale per migliorarne la sicurezza.

Ironia della sorte, SEV è proprio ciò che rende possibile la vulnerabilità CacheWarp e mette a rischio i processori EPYC. CacheWarp, difatti, non richiede l'accesso fisico al PC, a differenza dei precedenti sfruttamenti della SEV.

L'exploit CacheWarp si attiva svuotando la cache della CPU tramite l'istruzione INVD, lasciando i dati obsoleti nella RAM.

La cosa cruciale che la CPU legge è il valore per l'autenticazione, che deve essere 0 per autenticarsi con successo. In teoria, inserendo la chiave di accesso corretta si dovrebbe ottenere il valore 0, ma si scopre che il valore iniziale è anche 0, il che rende il riportare effettivamente la CPU indietro nel tempo un grosso vuoto di sicurezza.

Sebbene questo exploit colpisca i processori EPYC di prima, seconda e terza generazione, solo i chip Milan di terza generazione stanno ricevendo un nuovo microcodice con la vulnerabilità CacheWarp risolta.

In una dichiarazione a Computerbase, AMD ha sostenuto che non è necessaria una patch per i processori di prima e seconda generazione poiché "le funzionalità SEV e SEV-ES non sono pensate per la protezione".

A differenza di molte altre patch, AMD afferma che non ci dovrebbero essere impatti sulle prestazioni in seguito all'aggiornamento, in quanto CacheWarp non dipende dall'esecuzione speculativa come Spectre, il quale è stato patchato a discapito delle prestazioni.

Fonte: tomshw

view post Posted: 15/11/2023, 13:13 by: keysersoze86     +1Reptar è una nuova vulnerabilità delle CPU Intel recenti, correte ad aggiornare - TECH NEWS

Reptar è una nuova vulnerabilità delle CPU Intel recenti, correte ad aggiornare



Reptar è una nuova vulnerabilità che colpisce le recenti CPU Intel Alder Lake, Raptor Lake e Sapphire Rapids, consentendo ai malintenzionati di ottenere privilegi di amministratore, accedere a informazioni sensibili, o innescare un denial of service. La falla è stata identificata come CVE-2023-23583 (QUI) e Intel ha già rilasciato una patch correttiva, quindi è fondamentale aggiornare i propri sistemi per rimanere protetti.

L’azienda ha dichiarato che "In determinate condizioni microarchitetturali, Intel ha identificato casi in cui l'esecuzione di un'istruzione (REP MOVSB) codificata con un prefisso REX ridondante può provocare un comportamento di sistema imprevedibile che si traduce in un crash/arresto del sistema o, in alcune situazioni limitate, può consentire l'escalation dei privilegi (EoP) da CPL3 a CPL0.”

La buona notizia è che, stando a Intel, è improbabile che il problema si verifichi con software del mondo reale non danno. “I prefissi REX ridondanti non dovrebbero essere presenti nel codice né generati dai compilatori. Lo sfruttamento dannoso di questo problema richiede l'esecuzione di codice arbitrario. Intel ha identificato il potenziale per l'escalation dei privilegi in situazioni limitate come parte della nostra validazione interna della sicurezza in un ambiente di laboratorio Intel controllato."

L’aggiornamento del microcode è stato rilasciato da qualche tempo, quindi i sistemi aggiornati dovrebbero essere già al sicuro; vi consigliamo comunque di verificare la presenza di aggiornamenti del sistema operativo (compresi quelli facoltativi) e del BIOS e di installarli, se presenti. L’altra buona notizia è che la patch non impatta sulle prestazioni.

Tavis Ormandy, ricercatore di vulnerabilità presso Google, ha svelato che la vulnerabilità è stata scoperta anche indipendentemente da diversi team di ricerca all’interno di Google e che è stata la squadra di SilliFuzz a battezzarla “Reptar”. Stando alle parole di Phil Venables, VP e CISO di Google Cloud, la vulnerabilità è legata a "come i prefissi ridondanti sono interpretati dalla CPU, il che porta a eludere i confini di sicurezza della CPU se sfruttata con successo."

"Abbiamo osservato comportamenti molto strani durante i test. Ad esempio, branch a posizioni inaspettate, branch incondizionati che vengono ignorati e il processore non registra più accuratamente il puntatore dell'istruzione in istruzioni xsave o call," ha detto Ormandy. "Questo sembrava già indicativo di un problema serio, ma nel giro di pochi giorni di sperimentazione abbiamo scoperto che quando più core attivavano lo stesso bug, il processore iniziava a segnalare eccezioni di verifica della macchina e si arrestava."

Fonte: tomshw

view post Posted: 14/11/2023, 22:25 by: keysersoze86     +1Downfall, Intel sapeva della falla da 5 anni? Acquirenti delle CPU le fanno causa - TECH NEWS

Downfall, Intel sapeva della falla da 5 anni? Acquirenti delle CPU le fanno causa



Da quando il mondo delle CPU ha scoperto gli attacchi side-channel all'esecuzione speculativa con Spectre e Meltdown nel 2018, di tanto in tanto emergono nuove varianti messe a punto da ricercatori che aggirano le contromisure implementate.

È il caso di Downfall (QUI), attacco sviluppato da Daniel Moghimi (Senior Research Scientist di Google) che prende di mira l'istruzione Gather, legata ad AVX, emerso nello scorso mese di agosto e che colpisce i processori Intel dal 2015 al 2019, ovvero dai Core di 6a generazione Skylake fino all'11a generazione Rocket Lake e Tiger Lake.

Ebbene, ad alcuni mesi di distanza Downfall torna all'onore delle cronache perché è al centro di una denuncia depositata contro Intel presso la corte federale di San Jose, California. La causa punta a diventare una vera e propria class action, ma non è detto che vi riesca.

Secondo i cinque depositari, Intel era a conoscenza del problema dal 2018 (nella documentazione ci sono presunte prove), ma non ha fatto nulla per risolverlo fino a quando l'attacco non è stato "riscoperto" nel 2022 (è stato reso pubblico a un anno di distanza). Intel avrebbe quindi lasciato le proprie CPU vulnerabili per 5 anni, continuando a vendere miliardi di chip non sicuri.

Stando alla denuncia, nel 2018 Intel avrebbe ricevuto due report separati riguardanti Downfall, o comunque un problema molto simile, ma scelse di sorvolare, forse impegnata a risolvere le più note e importanti falle Spectre e Meltdown quando invece avrebbe dovuto dedicarsi alla riprogettazione dell'architettura delle proprie CPU.

Nella denuncia si parla anche di come gli aggiornamenti al microcode rilasciati quest'anno da Intel abbiano rallentato le prestazioni della CPU fino al 50% in alcune "attività informatiche ordinarie".

I possessori delle CPU Intel colpite da Downfall sarebbero stati quindi esposti ad attacchi, per poi vedere le prestazioni delle loro CPU ridursi oltremodo, con una regressione importante rispetto al comportamento originale.

Non solo, secondo i depositari della causa, "Intel aveva implementato buffer segreti" legati alle istruzioni AVX senza rivelarne l'esistenza. Questi, insieme alla vulnerabilità Downfall, fungevano da backdoor nelle CPU e avrebbero potenzialmente consentito un malintenzionato di sfruttare le istruzioni AVX per ottenere facilmente informazioni sensibili in memoria.

Fonte: hwupgrade



Edited by keysersoze86 - 15/11/2023, 07:46
view post Posted: 14/11/2023, 14:14 by: keysersoze86     +1SSD esterni SanDisk guasti, un firmware non basta: il problema è hardware? - TECH NEWS

SSD esterni SanDisk guasti, un firmware non basta: il problema è hardware?



Negli ultimi tempi si sono verificati gravi problemi con gli SSD esterni SanDisk Extreme Portable e Extreme PRO Portable (in particolare il modello da 4 TB), colpiti da improvvise perdite di dati, fino a diventare in alcuni casi illeggibili.

Western Digital disse che avrebbe rilasciato un firmware per risolvere la situazione. Sulla vicenda è caduto il silenzio, se non che in questi giorni, una società austriaca specializzata nel recupero dati, Attingo, ha dichiarato che il problema è tutt'altro che aggirabile con un aggiornamento software, sarebbe infatti legato a difetti di progettazione e di produzione, ovvero tutto sarebbe riconducibile all'hardware.

Markus Häfele, CEO di Attingo, ha spiegato che i componenti usati in questi SSD sono troppo grandi per il PCB, cioè sporgono e hanno uno scarso contatto. Inoltre, la saldatura usata provoca bolle, forse perché realizzata male o per fattori come l'umidità e la temperatura. Tutto questo porterebbe prima a un funzionamento intermittente e poi al definitivo trapasso dell'SSD.

Häfele consiglia quindi a tutto coloro possiedono un SSD SanDisk incriminato e iniziano a osservare sporadici problemi di fare immediatamente copie di backup: recuperare i dati è un'operazione costosa, spesso a tre cifre, per cui se sull'SSD ci sono informazioni sensibili o sentimentalmente importanti meglio salvarle in più supporti o sul cloud.

La società austriaca afferma di ricevere SSD SanDisk Extreme PRO guasti almeno una volta alla settimana. Inoltre, ha notato che le unità più recenti presentano della resina epossidica per fissare i componenti critici, segno che in casa WD potrebbero aver compreso il difetto di progettazione. Secondo Attingo, Western Digital avrebbe dovuto ritirare gli SSD dal mercato e rimetterli in commercio solo dopo una revisione del progetto. Durante l'estate i consumatori statunitensi hanno avviato azioni legali collettive (class action) contro WD per inchiodarla alle sue responsabilità.

Fonte: hwupgrade

view post Posted: 14/11/2023, 14:08 by: keysersoze86     +1Connessioni SSH vittime di un nuovo attacco, chiavi crittografiche a rischio - TECH NEWS

Connessioni SSH vittime di un nuovo attacco, chiavi crittografiche a rischio



In una recente scoperta (QUI), un gruppo di ricercatori ha scoperto una potenziale minaccia alla sicurezza delle chiavi crittografiche che proteggono i dati durante il traffico SSH (Secure Shell) da computer a server. Questa vulnerabilità espone al rischio di una completa compromissione quando si verificano errori di calcolo durante la creazione di una connessione tra un computer e un server.

I ricercatori, in un’indagine durata sette anni e analizzando quasi 200 chiavi SSH osservate in scansioni pubbliche su Internet, hanno evidenziato la suscettibilità di una parte significativa di queste chiavi crittografiche. Questa scoperta suggerisce che le chiavi utilizzate nelle connessioni IPsec, un protocollo utilizzato anche dalle VPN, potrebbero correre rischi simili.

La vulnerabilità si manifesta durante la fase di generazione delle firme nella configurazione della connessione e riguarda in particolare le chiavi che utilizzano l'algoritmo crittografico RSA. Circa un terzo delle firme SSH esaminate utilizzava questo algoritmo, per un totale di circa 1 miliardo su 3,2 miliardi di firme esaminate. In particolare, circa una firma RSA su un milione esponeva la chiave privata dell'host. Una percentuale molto bassa dunque, ma secondo i ricercatori è un rischio da prendere in considerazione.

L'aspetto sorprendente di questa scoperta risiede nel fatto che software SSH ampiamente utilizzati, tra cui il diffuso OpenSSH, hanno una contromisura per decenni, controllando i difetti delle firme prima di inviarle su Internet.

Ciò nonostante, è stato possibile per i ricercatori individuare la vulnerabilità; ma soprattutto sono riusciti a ricostruire un buon numero di chiavi private.

Finora i ricercatori ritenevano che i difetti di firma riguardassero solo le chiavi RSA del protocollo TLS (Transport Layer Security), che cripta le connessioni web e di posta elettronica, mentre si pensava che il traffico SSH fosse immune. Il che è interessante per TLS 1.3 (uscito nel 2018) già includeva ulteriori contromisure, crittografando i messaggi di handshake durante la negoziazione di sessioni web o e-mail, proteggendo dalla compromissione delle chiavi in caso di errori di calcolo. Keegan Ryan, un ricercatore coinvolto nello studio, ha suggerito che altri protocolli potrebbero necessitare di una protezione aggiuntiva simile.

I ricercatori sottolineano l'importanza di difendersi da questi errori a causa dell'enorme volume di traffico Internet. Sebbene le più diffuse implementazioni di SSH includano protezioni, lo studio ha rivelato che alcune implementazioni prive di tali protezioni sono ancora comuni.

Fonte: tomshw

view post Posted: 20/10/2022, 17:14 by: keysersoze86     +1Intel Core i9-13900K e Core i5-13600K alla prova - TECH NEWS

Intel Core i9-13900K e Core i5-13600K alla prova



A un anno da Alder Lake, Intel propone una nuova gamma di CPU nome in codice Raptor Lake. Compatibili con le piattaforme LGA 1700 con chipset della serie 600 (verrà presentata anche la serie 700), le nuove proposte Core di 13a generazione puntano sull'aumento del numero di core e delle frequenze di picco per offrire ancora maggiori prestazioni.

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La novità più evidente dal punto di vista delle specifiche della nuova proposta top di gamma è il raddoppio del numero degli E-core. Per il Core i9-13900K questo significa mettere nelle mani degli acquirenti ben 24 core e 32 thread, grazie a 8 P-core con Hyper-Threading e 16 E-core. Il processore Core i9-12900K che lo ha preceduto, con 8 P-core e 8 E-core, si ferma invece a 16 core e 24 thread.

L'architettura Raptor Lake prevede un incremento della cache L2 rispetto ai Core 12000. Nei P-core, si sale da 1,25 a 2 MB, mentre nel caso dei cluster di E-core (4 core ciascuno) si arriva a toccare i 4 MB contro i 2 MB precedenti. Ne consegue che nella migliore implementazione si può contare su 32 MB di cache L2 contro i 14 MB del 12900K. La cache L3 massima, invece, sale a 36 MB rispetto ai 30 MB precedenti per effetto dei due cluster di E-core in più (3 MB ciascuno).

Passando alla frequenza di clock, i P-core del Core i9-13900K sono impostati a un base clock di 3 GHz, ma grazie ai vari algoritmi Turbo Boost (e ammesso e non concesso che il raffreddamento e l'alimentazione lo consentano) si possono spingere fino a 5,8 GHz. Gli E-core, invece, saranno accompagnati da un base clock di 2,2 GHz e un Turbo Boost di 4,3 GHz. Il 12900K, lo ricordiamo, vede i P-core con un base clock di 3,2 GHz ma può accelerare fino a 5,2 GHz. Gli E-core, invece, operano a 2,4 GHz (base) e si spingono fino a 3,9 GHz (boost).

Le nuove vette di frequenza toccate dal modello Core i9-13900K, unitamente ai core in più, hanno imposto a Intel di aumentare il Maximum Turbo Power (MTP) a 253W rispetto ai 241W del 12900K. Secondo Intel, la nuova CPU è decisamente più efficiente della precedente, ed è in grado di offrire prestazioni simili al predecessore con consumi pari a un quarto (25%).

Il processore Core i5-13600K, dal canto suo, è un modello con 14 core (6 P-core e 8 E-core) e 20 thread, a cui si affiancano 24 MB di cache L3 e 20 MB di cache L2. Core i5-12600K ha lo stesso numero di P-core ma 4 E-core in meno, oltre ovviamente a meno cache L2 e L3. I P-core su questo modello sono impostati di base a 3,5 GHz e possono spingersi fino a un massimo di 5,1 GHz, mentre gli E-core operano di base a 2,6 GHz e arrivano a 3,9 GHz in Turbo Boost. Nel caso del 12600K, il clock dei P-core è 3,7 / 4,9 GHz, mentre gli E-core operano a 2,8 / 3,6 GHz. Il Maximum Turbo Power sale dai 150W del 12600K ai 181W del 13600K.

Configurazione di prova
    - Sistema operativo: Windows 11 Pro italiano
    - SSD M.2: Samsung SSD 980 Pro 2TB
    - Quantitativo memoria: 2x16GB
    - Scheda video: Nvidia GeForce RTX 3080 Ti Founders Edition
    - Alimentatore: Cooler Master V850 Platinum
    - Driver video: NVIDIA GeForce 516.94 WHQL

Piattaforma AMD Ryzen 5000
    - scheda madre ASUS ROG Crosshair VIII Extreme
    - memoria: G.Skill DDR4-3600 16-19-19-19-39 1T

Piattaforma AMD Ryzen 7000
    - scheda madre ASUS ROG Crosshair X670E Hero
    - memoria: G.Skill Trident Z5 DDR5-6000 30-38-38-38-96

Piattaforma Intel Core 12000
    - scheda madre MSI MPG Z690 Carbon WiFi
    - memoria: Corsair Vengeance DDR5-5200 38-38-38-84

Piattaforma Intel Core 13000
    - scheda madre ASUS ROG Maximus Z790 Extreme
    - memoria: Corsair Vengeance DDR5-5600 30-38-38-38-96

BENCHMARK


Conclusioni
Al termine di questa analisi mettiamo a confronto i risultati medi ottenuti da tutti questi processori nei nostri test, prendendo quale riferimento i valori della CPU AMD Ryzen 5 5600X: otteniamo il seguente grafico che permette di posizionare al meglio le CPU Intel e AMD tra di loro come comportamento complessivo.

moneybench_medio

moneybench_calcolo

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Osservando i risultati medi riparametrati otteniamo ulteriore conferma di quanto visto sopra: le due proposte top di gamma di AMD e Intel di fatto si equivalgono, pur con differenze più o meno marcate a favore di una o dell'altra a seconda del tipo di applicazione che viene eseguita.

Se gli attuali processori top di gamma AMD e Intel sono di fatto equiparati, così non è per Core i5-13600K nel confronto con il predecessore e il diretto concorrente: nei nostri test riesce a fare di meglio, in media, di poco meno del 22% rispetto alla CPU Core i5-12600K di precedente generazione. Se mettiamo a confronto questo modello con la CPU AMD Ryzen 5 7600X il margine di vantaggio medio è del 14%. Per Core i9-13900K il guadagno in termini di prestazioni rispetto al predecessore Core i9-12900K è di poco meno del 20% in base alla media nei nostri test.

Collo di bottiglia di questi processori non sono di certo le prestazioni, ma i consumi. Abbiamo criticato AMD per aver spinto in alto i consumi e non possiamo non fare la stessa cosa con Intel, rea di aver continuato con le proposte Raptor Lake a seguire questa strada per poter offrire un livello prestazionale ancora più elevato.

Per quanto concerne i prezzi, il Core i9-13900K dovrebbe approdare sul mercato all'interno di una forbice tra 750 e 850 euro. Questa è, almeno, la situazione di listini che si può rintracciare spulciando diversi shop in Europa. Un listino elevato, ma sostanzialmente non diverso da quello del Ryzen 9 7950X di AMD.

Al momento rimane difficile stabilire esattamente come si posizionerà la CPU, bisognerà attendere l'evolversi della disponibilità nel corso delle prossime settimane. Se il prezzo del 13900K punterà gli 800 euro, il 12900K rimarrà una scelta da considerare, altrimenti in caso di maggiore vicinanza tra i listini meglio puntare sulla nuova proposta. Da ricordare, per chi non ritiene di avere bisogno della GPU integrata, la presenza delle varianti KF solitamente meno costose di 40 euro rispetto ai modelli K.

Chiaramente, la differenza tra AMD e Intel sta nella piattaforma: AMD richiede il passaggio obbligatorio al socket AM5 e alle memorie DDR5, chi invece ha già una piattaforma LGA 1700 può invece comprare solo la CPU, previo aggiornamento del BIOS. Allo stesso tempo, è quasi sicuro che Intel cambierà socket con la prossima generazione di CPU, mentre AMD manterrà AM5 a lungo: insomma, per chi deve rifarsi il PC da zero potrebbe essere più incline all'investimento su AMD in questo momento.

Il Core i5-13600K si scontra con il Ryzen 7 7700X e il suo prezzo è competitivo in tal senso, con listini intorno a 450 euro per entrambi. Nel raffronto tra i due la spunta la CPU Intel. Se il gaming è la vostra priorità, questo processore è decisamente consigliato, anche rispetto al 5800X3D e, come abbiamo avuto modo di vedere in tutti i test, se rapportato al precedente Core i7-12700K.

Fonte: hwupgrade

view post Posted: 11/10/2022, 19:29 by: keysersoze86     +1GeForce RTX 4090: la nuova scheda video di NVIDIA - TECH NEWS

GeForce RTX 4090: la nuova scheda video di NVIDIA



La NVIDIA GeForce RTX 4090 debutta ufficialmente e va a prendere il posto delle GeForce RTX 3090/3090 Ti. La scheda sfrutta la nuova architettura Ada Lovelace che sostituisce la precedente (Ampere).

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Per quanto riguarda la richiesta energetica, la scheda ha un TGP di 450W, che è lo stesso della GeForce RTX 3090 Ti. Non cambia nemmeno l'alimentatore consigliato da NVIDIA, un modello da 850W (chiaramente con un'alta efficienza). Va sottolineato che la Founders Edition si presenta con un singolo connettore di alimentazione ausiliaria, il cosiddetto connettore PCIe Gen 5 o 12VHPWR, dotato di 12+4 pin e tecnicamente capace con l'apposito cavo di sostenere 600W.

In realtà, insieme alla scheda di NVIDIA c'è un adattatore per collegarla agli alimentatori tradizionali con ben 4 connettori a 8 pin: è necessario usarne tre (come per la 3090 Ti) per assicurarne il funzionamento, mentre il quarto è necessario collegarlo in caso di overclock spinto.

La GeForce RTX 4090 FE è equipaggiata con un enorme dissipatore di raffreddamento, completamente metallico, con due ventole da 11,5 cm di diametro (più grandi rispetto alla precedente generazione) che aumentano il flusso d'aria del 20%. Le due ventole non sono più su una faccia della scheda una accanto all'altra e sullo stesso asse, ma quella di destra nella parte alta e quella sinistra in quella bassa. Sono, insomma, sfalsate l'una rispetto all'altra.

Il PCB della GeForce RTX 4090 FE, nonostante le piccole dimensioni, prevede un totale di 23 fasi di cui 20 sono dedicate alla GPU e 3 alla memoria. NVIDIA, inoltre, ha migliorato la gestione dell'alimentazione per non avere forti picchi di corrente e tensione che potrebbero mettere in crisi gli alimentatori.

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Quanto al progetto, la scheda è leggermente più corta se raffrontata alla RTX 3090 Ti o alla RTX 3090, ma è un po' più tozza. La GeForce RTX 4090 FE è lunga 304 mm, larga 137 mm e spessa 61 mm, occupando così tre slot sulla motherboard.

Quanto alle porte posteriori, non sembra cambiare nulla con una HDMI e tre DisplayPort, ma c'è da ravvisare il passaggio da una HDMI 2.1 a una 2.1a, mentre la versione della DisplayPort rimane la 1.4a.

In ultimo, è bene segnalare che l'interfaccia della scheda è PCI Express 4.0 x16.

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Per implementare più risorse e cache L2, NVIDIA ha deciso di sacrificare l'interconnessione NVLink.

Un processo più avanzato, in genere, equivale alla possibilità di alzare le frequenze operative, aumentare i transistor e di conseguenza il numero di unità di calcolo, la quantità di cache e le funzionalità di un chip. Allo stesso tempo, un processo avanzato consente anche di ridurre i consumi.

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Quanto al prezzo, per questa soluzione NVIDIA richiede 1979 euro IVA inclusa, listino che è da considerarsi "di partenza" e che sarà sfondato dalle soluzioni custom dei partner, che si piazzeranno in una fascia tra 2000 e 2500 euro a seconda del progetto.

Configurazione di prova
    - processore AMD Ryzen 9 7950X con 16 core e 32 thread
    - scheda madre ASUS ROG Crosshair X670E Hero
    - 32 GB di memoria G.Skill Trident Z5 DDR5-6000 (30-38-38-38-96)
    - alimentatore da 1200W di Corsair
Tutte le schede che vedrete nei grafici sono state provate con Resizable BAR attivo. Per le GPU NVIDIA di precedente generazione abbiamo usato i driver 516.94, per la RTX 4090 i driver forniti da NVIDIA alla stampa numerati come 521.90. Per quanto riguarda le GPU AMD Radeon, abbiamo usato i driver Radeon Software Adrenalin Edition 22.9.2.

Tutte le GPU NVIDIA sono modelli Founders Edition; nel caso di AMD, la scheda Radeon RX 6950 XT è una GAMING OC di Gigabyte mentre gli altri modelli invece sono schede di riferimento.

BENCHMARK
Giochi basati sulla rasterizzazione:


Giochi con ray tracing (ma senza upscaling):


Tecnologie di upscaling DLSS2 e FSR 1.0/2.0:


DLSS 3, l'asso nella manica delle GeForce RTX 4000
Per questo primo incontro con il DLSS 3 abbiamo provato una demo chiamata Lyra messa a disposizione da NVIDIA e basata su Unreal Engine 5. Con questa demo abbiamo potuto svolgere alcuni test, verificando il comportamento della nuova tecnologia di upscaling a diverse impostazioni.



Inoltre, abbiamo avuto l'opportunità di prendere contatto con Enemies, una demo Unity che già in passato avevamo definito "sbalorditiva". Si tratta di un rendering in 4K in tempo reale che supporta il DLSS e grazie al quale abbiamo potuto saggiare le capacità del DLSS 3 rispetto al DLSS 2. La RTX 4090 e la RTX 3090 Ti hanno prodotto in 4K senza upscaling rispettivamente 30 e 18 fps, ma con l'attivazione del DLSS sono balzate a 98 e 38 fps. Nel caso della RTX 4090 e del DLSS 3 si parla di un salto in avanti del 226%, mentre per la 3090 Ti e il DLSS 2 del 111%.

Infine, abbiamo provato anche una build di prova di Flight Simulator con DLSS 3 integrato. In questo caso non abbiamo potuto fare test comparativi perché funzionava solo con la RTX 4090, ma abbiamo ravvisato con la nuova scheda un balzo prestazionale del 98% passando dallo scenario DLSS "off" (85 fps) all'uso del DLSS 3 Performance con Frame Generation attiva (173 fps). Spegnendo la Frame Generation e usando il DLSS come se fosse di seconda generazione, il frame rate è sceso a 87 fps, evidenziando l'inefficacia del DLSS 2 in questa build molto legata alla CPU.

Frequenze, consumi, temperature e rumorosità
La scheda tecnica della GeForce RTX 4090 FE evidenzia un netto incremento delle frequenze operative per l'architettura Ada Lovelace rispetto ad Ampere. Per verificarlo, abbiamo svolto alcune sessioni di test con Metro Exodus Enhanced Edition, con e senza DLSS (Bilanciato). La GPU AD102 è salita fino a un massimo intorno a 2750 MHz, a fronte dei 1950-2000 MHz circa del chip GA102 della RTX 3090 Ti.

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Nel grafico potete vedere test con DLSS o senza, e notiamo che con tutte e due le schede la tecnologia di upscaling porti il chip a operare a un clock leggermente superiore. Nel caso della RTX 4090 il clock medio dell'intera sessione - quindi tenendo conto anche dei momenti di calo del carico - sale di 30 MHz da 2490 a 2520 MHz circa. Nel caso della 3090 Ti il salto è di 60 MHz, da 1780 a 1840 MHz circa.

Passando ai consumi vediamo che nello stesso carico la GeForce RTX 4090 FE si tiene intorno ai 450W, con picchi - inferiori al secondo - registrati in PCAT fino a 470W circa. Insomma, in linea con il TGP dichiarato da NVIDIA. La scheda, in idle, si attesta a circa 20W. Attivando il DLSS vediamo però un netto calo dei consumi, che non ravvisiamo però con la generazione precedente.

consumo

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Per quanto concerne la temperatura della GPU AD102 su questa scheda, osserviamo che grazie al mega corpo dissipante non scalda moltissimo e, con il DLSS in funzione, si ferma su una temperatura fino a 8°C in meno. La GPU GA102 sulla GeForce RTX 3090 Ti non solo scalda di più (anche se nulla di preoccupante), ma non c'è questa differenza con il DLSS. Sotto potete vedere anche degli scatti con la termocamera, dove si nota che il dissipatore della scheda si mantiene esternamente intorno ai 45-50 °C; durante i test abbiamo più volte toccato la scheda senza scottarci.

temperatura

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Conclusioni
La GeForce RTX 4090 è una scheda mostruosa e i test che abbiamo svolto lo evidenziano chiaramente. Appena installata sul nostro banchetto di prova stentavamo a credere alle prestazioni registrate. Che si tratti di giochi senza ray tracing o titoli che implementano a vari livelli la tecnologia, la nuova ammiraglia di NVIDIA stacca la RTX 3090 Ti in modo netto e senza appello, pur mantenendo consumi simili.

Certo, stiamo pur sempre parlando di una scheda da 450W e che necessita di hardware di ultima generazione per esprimersi al meglio, questo bisogna tenerlo in considerazione. Senza tralasciarne le dimensioni, con alcune custom da primato per peso e lunghezza. Insomma, è per pochi, pochissimi, anche in virtù del prezzo di partenza di 1979 euro che sicuramente toccherà vette intorno ai 2500 euro per i modelli custom più spinti.

È importante sottolineare come la RTX 4090 consumi come la RTX 3090 Ti e scaldi persino meno: merito sia della nuova architettura sia per il nuovo processo produttivo.

Veniamo però al prezzo, che molto ha fatto discutere gli appassionati fin dall'annuncio. Premettendo che bisogna sempre capire il tempo in cui si vive, e in questo momento tutto costa mediamente di più (e non bisogna dimenticare il cambio euro-dollaro che non ci premia) per le note problematiche mondiali, possiamo da una parte guardare i cosiddetti prezzi di partenza e dall'altra l'attuale situazione di mercato, con un occhio al futuro. Sappiamo cosa state pensando: prima i miner, ora l'inflazione e il cambio, ma la situazione è questa e non è possibile farci nulla.

Prendendo l'MSRP di 1979 euro di questa RTX 4090 e confrontandolo a quello comunicato per la RTX 3090 Ti al lancio, ben 2249 euro, non ci sarebbe neanche discussione. La nuova arrivata offre prestazioni notevolmente superiori e costa di meno, stop.

Bisogna però tenere sempre presente il mercato attuale e in questo caso troviamo sconti che portano la RTX 3090 Ti a partire da 1400 euro circa. Il gap è ampio, ma non copre la differenza prestazionale che abbiamo riscontrato nei nostri test. Insomma, seppur alto il prezzo di partenza non è alto a livelli astronomici o totalmente fuori di senno: fa specie dirlo per una scheda da almeno 2000 euro, ma questo dicono i numeri.

La GeForce RTX 4090 è una scheda per un pubblico di nicchia, non per tutti e in genere gli appassionati di giochi farebbero bene ad attendere l'arrivo delle due RTX 4080 a novembre (che comunque non costeranno poco, già lo sappiamo) per capire dove indirizzare i loro soldi.

Fonte: hwupgrade

view post Posted: 17/9/2022, 12:38 by: keysersoze86     +1Clamoroso! EVGA rompe con NVIDIA e lascia il settore delle schede video! - TECH NEWS

Clamoroso! EVGA rompe con NVIDIA e lascia il settore delle schede video!



La notizia è clamorosa e giunge come un fulmine a ciel sereno: EVGA esce dal settore delle schede video, e lo fa rompendo la lunga partnership (dal 2002) con NVIDIA. Non vedremo quindi alcuna EVGA GeForce RTX 4090 FTW3 o la variante estrema Kingpin arrivare sul mercato nelle prossime settimane, nonostante l'azienda abbia già prodotto una ventina di sample di RTX 4090 FTW3 questa estate.

EVGA ha sottolineato che non ha intenzione di diventare partner di AMD o Intel; la decisione di uscire dal settore delle schede video è quindi totale e categorica. Anche se alla base della scelta ci sono motivazioni di business ed economiche, il CEO Andrew Han ha parlato principalmente di una mancanza di rispetto da parte di NVIDIA, portando il rapporto a un deterioramento fino al punto di rottura.

NVIDIA avrebbe reso a EVGA molto difficile operare, ad esempio non comunicando il prezzo MSRP (il prezzo di listino consigliato) delle schede, nonché il numero di GPU allocate e il costo delle stesse fino al lancio pubblico dei modelli, lasciando così il partner nell'impossibilità di definire un prezzo dei prodotti custom. Un altro problema sarebbe legato ai driver: spesso NVIDIA li consegna prima alla stampa che ai partner stessi, impedendo loro di condurre i doverosi test interni prima del lancio.

Si parla anche di massimali di prezzo, oltre a non poter personalizzare le schede cambiando le specifiche, come aggiungere più memoria. Questo ha limitato di molto il margine di manovra dei partner, creando un settore dove molto spesso "un modello vale l'altro", con differenze spesso esigue e non decisive nella scelta di acquisto tra i prodotti dei diversi partner AIB.

Un altro problema è la competizione che NVIDIA fa con le proprie schede Founders Edition, diventata più forte con il recente taglio dei prezzi: la società, in quanto fornitore e produttore, non deve preoccuparsi molto dei margini di profitto, mentre EVGA oggi si ritrova a vendere molte delle schede video di fascia alta in perdita di centinaia di dollari a modello. Questo avviene perché siamo a fine ciclo e con molto inventario da smaltire, aspetto che induce a stabilire sconti molto marcati.

EVGA ora dovrà procedere con una revisione dell'organico, e mentre il CEO auspica di ricollocare i dipendenti del settore grafico, sarà dura: circa il 75% del business dell'azienda era catalizzato dalla vendita di GPU GeForce. L'azienda ha assicurato che continuerà a vendere le soluzioni GeForce RTX 3000 e offrire garanzia e supporto per le schede a norma di legge. Per quanto e in che modalità ancora è da stabilire.

NVIDIA, dal canto suo, ha rilasciato una brevissima nota tramite un portavoce: "Abbiamo avuto una grande partnership con EVGA nel corso degli anni e continueremo a supportarli per l'attuale generazione di prodotti. Auguriamo a Andrew e ai nostri amici di EVGA tutto il meglio".

Secondo Jon Peddie Research, l'uscita di scena di EVGA lascerà un grande buco nel settore delle schede video AIB di NVIDIA nel Nord America. A detta dell'analista, EVGA aveva il 40% del mercato, a cui si aggiungevano molti estimatori anche in Europa.

Fonte: hwupgrade

view post Posted: 17/9/2022, 09:21 by: keysersoze86     +1Cooler Master HAF 700: chassis per sistemi estremi e massima personalizzazione - TECH NEWS

Cooler Master HAF 700: chassis per sistemi estremi e massima personalizzazione



Cooler Master presenta HAF 700, nuovo chassis della linea High Air Flow. Come spiega l'azienda, "si pone l'obiettivo di contribuire al successo di una delle serie di Cooler Master che hanno maggiormente lasciato il segno nella storia del PC DIY, contraddistinta per le sue doti di espandibilità, per la razionalità e ampiezza degli spazi interni e per le innegabili doti di raffreddamento".



Prosegue dunque lo sviluppo di nuove soluzioni da parte dell'azienda di Taipei: dopo un 2021 ricco di novità, ecco fare il suo debutto un prodotto del tutto simile al modello HAF 700 EVO top gamma lanciato a febbraio di quest'anno, un chassis per la creazione di sistemi estremi sia esteticamente sia dal lato delle prestazioni, mantenendo nel contempo tutti i componenti a temperature costanti. Offre un pannello frontale full mesh per migliorare l'efficienza termica e ridurre risonanza e rumore.



Tutti i componenti sono stati progettati per essere rimovibili senza dover utilizzare alcun attrezzo.

Caratteristiche:
  • colore: Titanium Grey

  • materiali:
    esterno: acciaio, plastica
    pannello laterale: vetro temperato, acciaio, plastica

  • dimensioni: 556x279x540mm

  • supporto scheda madre: Mini ITX, Micro ATX, ATX, E-ATX, SSI CEB, SSI EEB

  • 2 ventole SickleFlow ARGB PWM da 200 millimetri

  • 3 ventole SickleFlow ARGB PWM da 120 millimetri

  • slot di espansione: 8

  • 2.5" / 3.5" Drive Bays (Combo): 9

  • porte: 2x USB-C 3.2 gen2, 4x USB 3.2 gen1 3.0, 1x 3,5mm audio jack a 4 poli, 1x mic jack da 3,5mm



Al suo interno è possibile montare:
  • una scheda madre anche in formato SSI EEB

  • schede video fino a 490 millimetri di lunghezza

  • un alimentatore fino a 200 millimetri

  • un radiatore da 480 millimetri

  • 12 drive da 2,5 o 3,5"

  • dissipatori ad aria alti fino a 166 millimetri

  • 18 ventole da 120 millimetri



All'esterno gli effetti di luce sono personalizzabili. La disponibilità in Italia è attesa per ottobre a 359 euro. Nell'attesa, riportiamo il link per l'acquisto della versione EVO.

Fonte: hdblog

view post Posted: 20/7/2022, 14:50 by: keysersoze86     +1Open Fiber si accorda con AVM: 2,5 Gbps reali via porta LAN - TECH NEWS

Open Fiber si accorda con AVM: 2,5 Gbps reali via porta LAN



Gli operatori che si attestano sulla rete in fibra di Open Fiber d'ora in poi potranno promettere ai clienti prestazioni a 2,5 Gbps reali grazie alle nuove offerte che includono il modem FRITZ!Box 5530 Fiber. Oggi Open Fiber ha infatti annunciato di aver siglato un accordo commerciale con AVM che prevede per i suoi partner di godere di una delle poche apparecchiature sul mercato dotate di accesso fibra e porta LAN a 2,5 Gbps. In pratica è probabile che a breve Vodafone, Iliad, Tiscali e tutti gli altri rinnovino le offerte con il nuovo dispositivo.

Ma andiamo con ordine perché per comprendere la portata di questa svolta bisogna conoscere gli antefatti. A gennaio 2022 con il lancio della prima offerta residenziale di Iliad da 5 Gbps, molti iniziano a interrogarsi sui numeri. Sebbene l'operatore spieghi durante il lancio e sul suo sito ufficiale che la soglia di 5 Gbps non è di picco bensì la somma di più accessi in contemporanea si alza un polverone mediatico che poi si risolve con l'intervento dell'Antitrust. L'effetto collaterale più interessante è che chi fa informazione e anche i consumatori iniziano a fare le pulci anche ai concorrenti che offrono servizi fibra da 2,5 Gbps. E così si scopre che mediamente è impossibile raggiungere quella soglia prestazionale impiegando le apparecchiature fornite dai provider, a meno di non disporre di computer con schede Wi-Fi 6 e configurazioni MIMO di ultimissima generazione. Già, perché a livello di porte fisiche nessun modem o router (a parte la soluzione sperimentale TIM Magnifica) integra le versioni da 2,5 Gbps quindi l'unica opzione è il wireless.

Adesso però con il modem FRITZ!Box 5530 Fiber qualcosa è destinato a cambiare poiché non solo dispone dell'accesso per la fibra ottica, ma anche una porta LAN da 2,5 Gbps e altre due porte LAN da 1 Gbps. Non manca poi la presa per il telefono, la tecnologia DECT integrata e il supporto Wi-Fi 6 Mesh con MU-MIMO.

Sul sito ufficiale viene esplicitato che a seconda delle configurazioni è compatibile con GPON (gigabit-capable passive optical networks), AON (active optical networks) e XGS-PON (10 Gigabit capable symmetric passive optical networks). In sintesi può funzionare con ogni tipo di architettura e quindi integrare anche l'ONT.



"Si tratta di una collaborazione a livello europeo per facilitare e promuovere la diffusione della banda larga FTTH a 2,5Gbps da parte degli operatori retail che possono fornire il servizio agli utenti finali molto rapidamente e con tutti i benefici di una produzione locale. Infatti, i nostri FRITZ!Box sono tutti Made in Europe e permettono una commercializzazione veloce delle nuove tecnologie. È un orgoglio per AVM aver messo a punto questa offerta con l’obiettivo di offrire la miglior customer experience di navigazione Wi-Fi", ha dichiarato Giovanni Cristi, Head of Telco Italy & Senior Business Development Manager di AVM Italia. "Tutti i prodotti AVM sono studiati con una particolare attenzione agli aspetti di sicurezza e privacy dei dati e anche dei brevetti. Il nostro sistema operativo FRITZ!OS permette, ad esempio, di configurare facilmente e in italiano il parental control, il firewall integrato e la priorità dei dispositivi connessi. Inoltre, i nostri prodotti sono costantemente aggiornati senza costi aggiuntivi".

“Le applicazioni digitali più recenti e quelle che saranno sviluppate in futuro richiedono una grande quantità di banda e una connessione ultraveloce e stabile. A oggi, l’unica tecnologia in grado di raggiungere e superare il Gigabit è la fibra ottica FTTH. Open Fiber sta lavorando non solo per portarla in tutta Italia, ma anche per migliorare ulteriormente la qualità dell’infrastruttura che mettiamo a disposizione dei nostri 300 operatori partner, e la proficua collaborazione con AVM si inserisce in questo percorso”, ha aggiunto Domenico Dichiarante, Head of Operational Marketing di Open Fiber.

Fonte: hdblog

view post Posted: 18/7/2022, 09:34 by: keysersoze86     +1Windows 11, si ritorna agli aggiornamenti ogni 3 anni: addio al Windows as a service? - TECH NEWS

Windows 11, si ritorna agli aggiornamenti ogni 3 anni: addio al Windows as a service?



Pare che Microsoft stia organizzando una rivoluzione nelle strategie di aggiornamento di Windows: dal piccolo update annuale di oggi, modus operandi lanciato con Windows 10 con addirittura due update l'anno, l'azienda potrebbe decidere di tornare al rilascio di un update di tipo major ogni tre anni. Questo significa che potremmo vedere un nuovo eventuale Windows 12 nel 2024, per un ritorno alle origini da parte di Microsoft e un apparente abbandono della strategia Windows as a service.

Nel 2009 Microsoft rimpiazzava Windows Vista - rilasciato nel 2006 - con Windows 7. Tre anni più tardi arrivava Windows 8 e, dopo altri tre anni veniva rilasciato Windows 10. Con quest'ultima versione veniva introdotto il concetto di Windows as a service, con il sistema operativo che veniva aggiornato con nuove feature anche più di una volta l'anno.

Secondo un nuovo articolo di Windows Central, in futuro si potrebbe ritornare alla cadenza di aggiornamenti precedente, ma l'approccio Windows as a service non verrà abbandonato: Microsoft continuerà a perfezionare l'ultima versione di Windows con piccoli aggiornamenti con feature che verranno rilasciati all'incirca ogni trimestre, denominati internamente come Moments.

Un primo assaggio della nuova strategia del resto lo abbiamo avuto già con Windows 11, che si è evoluto con nuove piccole funzioni costantemente durante l'anno, invece di conservare le grandi modifiche per l'aggiornamento in arrivo con Windows 11 22H2. In futuro, secondo la fonte, anche su Windows 11 potremmo non vedere più il grande rilascio previsto solitamente per la fine dell'anno e già l'aggiornamento con feature del 2023 sarebbe stato eliminato dai piani di Microsoft.

L'azienda non ha confermato né smentito le indiscrezioni, e lascia spazio a diversi interrogativi: Windows 11 23H2 ci sarà? Windows 12 sarà un aggiornamento a pagamento, come avveniva in passato prima di Windows 10? Le feature che verranno introdotte con i nuovi aggiornamenti arriveranno anche sui predecessori, se saranno anch'essi supportati al rilascio delle nuove versioni? E ancora, che tipo di aggiornamenti ci sarà nei "Moments", e quali nelle nuove release complete?

Il ritorno al rilascio di nuove versioni di Windows potrebbe rappresentare un'ottima arma dal punto di vista mediatico per Microsoft, così come anche l'opportunità di effettuare grossi stravolgimenti ogni tre anni dal punto di vista delle feature, della UI e anche dei requisiti di sistema (aspetto controverso di Windows 11). Microsoft, tuttavia, non si è ancora sbottonata sulla novità, e fin quando non lo farà i piani dell'azienda potranno cambiare, mantenendo quindi l'approccio attuale.

Fonte: hwupgrade

view post Posted: 16/6/2022, 12:05 by: keysersoze86     +1Internet Explorer è morto dopo 26 anni di attività. Microsoft: 'Verrà disabilitato permanentemente' - TECH NEWS

Internet Explorer è morto dopo 26 anni di attività. Microsoft: 'Verrà disabilitato permanentemente'



Internet Explorer è morto e rappresenta un passato non troppo esaltante per Microsoft per quanto riguarda l'ambito della navigazione web. Dal 15 giugno, quindi, si è aggiunto un tassello importante nella strategia di Microsoft volta a modernizzare un aspetto fondamentale dei suoi OS. In queste ore ha aggiunto dettagli interessanti Sean Lyndersay, Direttore Generale della divisione Microsoft Edge Enterprise.

Nello specifico Lyndersay ha confermato che il browser web, non più eseguibile su alcune versioni di Windows, verrà "permanentemente disabilitato" attraverso un aggiornamento dell'OS che arriverà in futuro. Di seguito il commento per esteso, così come riportato da BleepingComputer:

"Gli utenti vedranno ancora l'icona di Internet Explorer sui propri dispositivi (ad esempio sulla barra delle applicazioni o nel menu Start), ma se fanno clic per aprire Internet Explorer verrà lanciato Microsoft Edge con la possibilità di accedere facilmente alla IE Mode. Internet Explorer verrà infine del tutto disabilitato in modo permanente attraverso un futuro Windows Update, a quel punto le icone di Internet Explorer sui dispositivi degli utenti verranno rimosse."

Durante questo periodo i dati degli utenti (fra cui impostazioni, preferiti e password) verranno trasferiti su Microsoft Edge. Microsoft aggiungerà anche un pulsante "Ricarica con la IE mode" nella barra degli strumenti di Edge per consentire agli utenti di eseguire siti e servizi non compatibili con i nuovi standard in maniera più semplice. Di contro, dal 2020 chi cerca di eseguire con Internet Explorer siti web non compatibili (quelli ufficialmente non compatibili sono quasi 1500, fra cui Facebook, Twitter, Instagram, Google Drive) viene automaticamente reindirizzato a Edge.

Il 15 giugno Internet Explorer ha terminato il suo ciclo di vita all'interno del canale semestrale (SAC) di Windows 10. L'applicazione non era già disponibile su Windows 11 e sulle versioni più diffuse di Windows 10, ma lo era nel canale SAC di Windows 10 e lo è tuttora su Windows 7 ESU, Windows 8.1 e tutte le versioni di Windows 10 LTSC, IoT e Server. Su questi sistemi operativi IE, sebbene non più supportato, continuerà a ricevere aggiornamenti di sicurezza fondamentali fino a quando non terminerà il supporto della versione di Windows su cui viene eseguito.

Fonte: hwupgrade

view post Posted: 12/4/2022, 14:32 by: keysersoze86     +1L’autenticazione a due fattori non è più sicura, ecco perché - TECH NEWS

L’autenticazione a due fattori non è più sicura, ecco perché



Il titolo è inquietante, lo sappiamo, soprattutto perché questo metodo di sicurezza viene sempre più adottato nell’ambito della protezione dei propri account e dei propri dati online. In sostanza si tratta di che prevede di integrare una password di un dato account con un codice di autenticazione monouso (OTP), che sia ottenuto via mail, SMS o app come Google Authenticator. E, purtroppo, il titolo non è poi così apocalittico: l’autenticazione a due fattori, che era ritenuto un metodo assolutamente sicuro per proteggere i propri accessi, è stata violata. Ma facciamo un passo indietro.

Circa un anno fa, un gruppo di ricercatori italiani composto da Franco Tommasi, Christian Catalano e Ivan Taurino, ha dimostrato il funzionamento di un attacco noto come Browser-in-the-Middle (BitM), che consente proprio di aggirare efficacemente l’autenticazione a due fattori. E nonostante grosse aziende come Mozilla, Google e Apple siano state già informate della preoccupante scoperta, pare che gli attacchi BitM siano efficaci ancora adesso.

Andiamo avanti di dieci mesi: un hacker noto come mr.d0x ha testato questa tecnica e ne ha dimostrato il funzionamento. Il dato è preoccupante: se qualche malintenzionato decidesse di mettere a frutto degli attacchi con questo metodo, non ci sarebbe suite di antivirus in grado di proteggervi, dato che non occorre installare alcun malware sul sistema bersaglio.

L’attacco BitM è stato definito da David Gubiani, Regional Director SE EMEA Southern di Check Point Software Technologies, “l’evoluzione del Man-in-the-Middle (MitM), uno degli attacchi più noti e preoccupanti in ambito cybersecurity“.

Gubiani ha dichiarato, inoltre: “Un attacco BitM potrebbe essere avviato da tecniche di phishing e in alcuni casi accoppiato al famoso attacco Man-in-the-Browser (MitB). Vettori per questo attacco potrebbero essere il phishing o lo smishing (phishing via SMS)“.

Le tecniche di smishing sono sempre più in uso fra i criminali informatici. Fra le possibili contromisure, viene consigliato di prestare estrema attenzione ai mittenti di SMS e e-mail, adottando l’accorgimento di non usare mai i link forniti nei messaggi, ma di collegarsi direttamente ai siti dei propri account.

Vi aggiorneremo sugli sviluppi di questa preoccupante vicenda, nel frattempo vi consigliamo di adottare quanta più cautela possibile nell’apertura di messaggi e mail sospetti.

Fonte: tomshw

view post Posted: 31/3/2022, 08:23 by: keysersoze86     +1GPU Intel Arc, finalmente parte la sfida a NVIDIA e AMD (dai notebook): tutte le specifiche di Arc 3, Arc 5 e Arc 7 - TECH NEWS

GPU Intel Arc, finalmente parte la sfida a NVIDIA e AMD (dai notebook): tutte le specifiche di Arc 3, Arc 5 e Arc 7

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Intel ha annunciato ufficialmente le sue prime GPU dedicate della famiglia Arc: si parte dal mondo mobile, con cinque modelli chiamati A770M, A730M, A550M, A370M e A350M. Basato sull'architettura Xe High Performance Graphics (HPG), il progetto ribattezzato Alchemist è realizzato da TSMC con processo produttivo N6. I modelli Arc 3, A370M e A350M, sono disponibili immediatamente a bordo dei notebook più sottili, mentre le soluzioni Arc 5 e Arc 7 debutteranno all'inizio dell'estate per offrire ancora più potenza.

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L'intera offerta di Intel si basa su due GPU ribattezzate ACM-G10 e ACM-G11 (anche note finora come DG2-512 e DG2-128), rispettivamente con 32 e 8 Xe-Core. Le soluzioni A550M, A730M e A770M si basano sulla variante G10, il che significa che hanno fino a 32 Xe-Core, ma solo il modello A770M prevede tutte le unità attive: A730M e A550M offrono infatti rispettivamente 24 e 16 Xe-Core.

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Le proposte A370M e A350M basate sulla variante G11 contemplano fino a 8 Xe-Core, ma l'unico modello ad averli tutti attivi è l'A370M, mentre l'A350M si ferma a 6.

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Ogni GPU ha un'unità ray tracing per Xe-Core (al suo interno 16 Vector e altrettanti Matrix Engine, quest'ultimi detti XMX), quindi per fare un esempio Arc A770M ha 32 RT core (se vogliamo chiamarli come NVIDIA). Per quanto concerne la configurazione di memoria, A770M prevede un bus a 256 bit che collega 16 GB di memoria GDDR6, mentre A730M scende rispettivamente a 192 bit e 12 GB di memoria GDDR6.

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La GPU di Arc A550M è accompagnata da 8 GB di memoria su bus a 128 bit, mentre i modelli della linea Arc 3 prevedono entrambi 4 GB di memoria su bus a 64 bit. Per quanto concerne il TDP, Intel indica per Arc A770M un valore di 120-150W (a seconda della frequenza), mentre A730M scende a 80-120W. Il modello Arc A550M si ferma a 60-80W, mentre le soluzioni A370M e A350M raggiungono rispettivamente 35-50W e 25-35W.

Passando alle prestazioni, Intel non ha fornito informazioni per le soluzioni Arc 7 e Arc 5, limitandosi a parlare di Arc 3: si punta a prestazioni intorno a 60 fps in Full HD a dettagli medi, come anticipato nelle scorse settimane. L'azienda, come vedete nelle slide, non ha fatto confronti con le proposte della concorrenza ma con la GPU integrata di un Core i7-1280P formata da 96 EU.

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Tra le caratteristiche comuni di queste GPU troviamo le unità di intelligenza artificiale ribattezzate Intel Xe Matrix Extensions (XMX), l'analogo dei Tensor core di NVIDIA. Secondo Intel, le unità XMX forniscono un aumento di 16 volte della capacità di elaborazione rispetto alle tradizionali unità vettoriali GPU per completare le operazioni di inferenza.

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Tali unità serviranno sia per una gestione ottimale della tecnologia di upscaling XeSS che, probabilmente, anche in altri contesti. XeSS arriverà quest'estate, supportato da più di 20 giochi, con l'obiettivo di far girare un gioco con una qualità simile alla risoluzione 4K mantenendo prestazioni paragonabili alla risoluzione nativa 1080p.

All'interno delle GPU c'è anche un Media Engine in grado di accelerare un'ampia serie di codec e standard video: include la prima codifica e decodifica AV1 con accelerazione hardware del settore. AV1 è fino al 50% più efficiente del codec più diffuso, H.264, e del 30% più efficiente rispetto a H.265.

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Il Display Engine di Xe HPG, inoltre, è pronto per display HDR ad alta risoluzione e refresh rate grazie al supporto degli standard più recenti tra cui DisplayPort 2.0 per il 4K a 120 Hz non compresso.

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Le GPU Arc di Intel supportano appieno le API DirectX 12 Ultimate di Microsoft e le funzionalità connesse come ray tracing, variable rate shading, mesh shading e sampler feedback. Al fine di un supporto ottimale, oltre a offrire driver al day 0 per numerosi titoli, Intel metterà a disposizione dei giocatori e dei creatori di contenuti l'app Arc Control, un pannello di controllo per controllare l'hardware e l'intera esperienza, passando tra profili personalizzati, streaming, una videocamera virtuale, download integrato del driver, game capture e molto altro ancora.

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Ogni piattaforma mobile Arc supporta inoltre la tecnologia Intel Deep Link che consente alle GPU di funzionare con le CPU e la grafica integrata di Intel per migliorare le prestazioni di gioco, creazione di contenuti e streaming. La funzione Hyper Encode combina gli engine multimediali di tutta la piattaforma per accelerare i carichi di lavoro di codifica video fino al 60% rispetto alle prestazioni di una sola GPU integrata Iris Xe.

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Hyper Compute utilizza la potenza combinata degli engine di calcolo e di AI presenti sull'intera piattaforma Intel, come i processori Intel Core, la grafica Iris Xe e le GPU Intel Arc, per accelerare diversi nuovi carichi di lavoro. Infine, Dynamic Power Share alloca un maggiore budget di potenza al processore Intel Core o al chip grafico dedicato Intel Arc a seconda della necessità, aumentando le prestazioni fino al 30% nella creazione e nelle applicazioni ad alta intensità di calcolo.

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Come detto all'inizio, le GPU Arc 3 sono disponibili da subito in alcuni notebook, ma nel corso dei prossimi mesi tutti i principali OEM commercializzeranno prodotti con le GPU dedicate Intel Arc, compresi i modelli delle serie 5 e 7.

Fonte: hwupgrade

view post Posted: 17/3/2022, 12:23 by: keysersoze86     +1Ryzen 7 5800X3D non si può overcloccare, la conferma e la spiegazione di AMD - TECH NEWS

Ryzen 7 5800X3D non si può overcloccare, la conferma e la spiegazione di AMD



Robert Hallock, direttore del marketing tecnico di AMD, ha confermato le indiscrezioni della vigilia sull'impossibilità di overcloccare il Ryzen 7 5800X3D, il nuovo processore per motherboard AM4 che aspira a diventare la CPU gaming più veloce in circolazione (Core i9-12900KS permettendo). Come riportato nei giorni scorsi, il chip sarà disponibile dal 20 aprile a 449 dollari.

Hallock ha spiegato che la CPU ha un "hard lock", ossia AMD ha fatto qualcosa in sede di produzione per impedire agli utenti di modificare il moltiplicatore o la tensione del microprocessore. A detta di Hallock si tratta di una decisione tecnica, legata al fatto che la 3D V-Cache opera in un range di tensione di 1,3-1,35 Volt e non gradisce altri valori. Le CPU possono sopportare tensioni ben superiori a quelle della 3D V-Cache, quindi per evitare possibili malfunzionamenti AMD ha deciso di eliminare il problema alla radice, impedendo agli appassionati di combinare pasticci.

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Questo "problema" che riguarda la tensione potrebbe spiegare - almeno in parte - perché il Ryzen 7 5800X3D ha frequenze inferiori rispetto al 5800X e dà sostanza alla scelta di presentare, per ora, un solo chip basato sulla nuova tecnologia. A ogni modo chi lo desidera potrà comunque intervenire manualmente su Infinity Fabric e memoria.

Il responsabile del marketing tecnico ha sottolineato che l'overclock rimane prioritario in casa AMD e in tal senso il Ryzen 7 5800X3D è una da ritenersi un "una tantum". La tecnologia 3D V-Cache necessita di maggiore sviluppo per consentire un OC senza problemi, ma siccome AMD desidera portare il prodotto sul mercato il prima possibile (prima dell'arrivo delle CPU Zen 4), la scelta è stata quella di procedere con il blocco.

L'obiettivo di AMD è continuare a sviluppare la tecnologia X3D affinché le possibili future CPU con 3D V-Cache possano non solo garantire prestazioni elevate ma si possano anche overcloccare.

Fonte: hwupgrade

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