Boxe, pugile australiano muore. I medici: "Vietate la boxe"
Sabato aveva perso conoscenza dopo aver regolarmente concluso l'incontro per il titolo asiatico pesi piuma, perso ai punti dopo 10 riprese contro il filippino John Moralde. Era la sua prima sconfitta in 13 match. Ieri, a soli 23 anni, il pugile australiano Bradyon Smith è morto. Dopo il match Smith si era congratulato con Moralde e, un'ora e mezza dopo il match, si è sentito male negli spogliatoi e portato in ospedale a Brisbane, in uno stato di coma indotto. Non ha più ripreso conoscenza.
Ora infuriano le polemiche e il presidente dell'associazione medica del Queensland, Shaun Ruud ha affermato che "la morte di Smith dimostra perché il pugilato dovrebbe essere abolito dalle leggi dello Stato. Riteniamo che un sedicente sport, in cui due persone devono colpirsi più volte possibile alla testa per vincere, sia qualcosa di barbaro. Non ti è concesso colpire gli organi al di sotto della cintura, ma puoi colpire sopra le spalle, l’organo più importante del corpo", ha dichiarato all'Abc.
Di parere contrario, un rappresentante della famiglia di Smith, studente in legge, che - è stato detto - voleva dimostrare che la boxe non è pericolosa quanto venga in genere dipinta. "Lui voleva cambiare l'immagine del pugilato. Un suo grande obiettivo era di convincere la gente che non si tratta di un cattivo sport". Ovviamente a difesa della disciplina si è alzata anche la voce del presidente della federazione pugilistica del Queensland, Ann Tindall: "E' stato un drammatico incidente, un incidente come ne possono succedere in auto o in ogni altro sport".
La morte di Braydon Smith, che era soprannominato il Grande Bianco, segue di quattro anni quella di un altro pugile australiano: il 18enne Alex Slade, stramazzato nel corso del quarto round di un incontro a Townsville e morto una settimana più tardi senza riprendere conoscenza.
Fonte: gazzetta